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Dopo l’accordo trovato tra produttori e sceneggiatori, che erano rimasti fermi quasi cinque mesi, si pensava che anche con la SAG, l’associazione degli attori, si sarebbe potuto trovare un’intesa in tempi rapidi. D’altronde, l’AMPTP ha dimostrato che, quando si è veramente voluta impegnare nelle trattative, è riuscita a chiudere il nuovo contratto in tempi relativamente brevi. Ma non sembra proprio che stia andando così e le conversazioni si sono bruscamente interrotte (ma per fortuna riprenderanno domani e speriamo che permettano di trovare un'intesa).
Ci sono due punti fondamentali e che hanno bloccato le discussioni. Intanto, la SAG ha chiesto di aumentare i minimi dell’11% nel primo anno del nuovo contratto, ossia più del doppio di quanto hanno ottenuto registi e sceneggiatori. C’è poi il tentativo (decidete voi se è una tassa o meno, come sostiene Ted Sarandos) di ottenere soldi direttamente sugli abbonati delle piattaforme, per la precisione con circa 57 centesimi a iscritto per quanto riguarda gli abbonati americani. Sono due rivendicazioni che risultano molto problematiche.
Ne parliamo approfonditamente sul nuovo numero di Una modesta proposta, la newsletter di Cinematografo curata da Robert Bernocchi.
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