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William Friedkin (Webphoto)
Addio a William Friedkin, uno dei più grandi registi americani, tra gli innovatori della New Hollywood. Era atteso alla Mostra di Venezia con il suo ultimo lavoro, The Caine Mutiny Court-Martial, girato in sedia a rotelle. Il prossimo 29 agosto avrebbe compiuto 88 anni.
Nato a Chicago nel 1935 in una modesta famiglia di origine ebreo-russa, con madre infermiera e padre indigente, ha fatto diversi mestieri per sopravvivere. La passione per il cinema nasce dopo aver visto Quarto potere di Orson Welles e a soli 16 anni inizia a lavorare per la WGN, una stazione televisiva di Chicago, passando dall'ufficio corrispondenza alla produzione e infine alla regia di documentari e programmi tv. Nel 1967 esordisce nel cinema con il film Tempi felici interpretato dal duo canoro Sonny & Cher.
I suoi film successivi Quella notte inventammo lo spogliarello (1968) e Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970) sono solo il preludio al grande successo che ottiene nel 1971 con Il braccio violento della legge, vincitore di cinque premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio) e anche di numerosi premi internazionali tra cui il David di Donatello come miglior film straniero.
Nel 1973 realizza L'esorcista, film campione d'incassi considerato il capostipite del genere horror, con cui concorrerà ancora una volta, ma stavolta senza successo, per la statuetta come miglior regista. Sull'onda dei successi ottenuti, fonda con Francis Ford Coppola e Peter Bogdanovich la casa di produzione Director's Company, ma presto si stacca dal gruppo e pian piano anche il suo successo comincia ad affievolirsi.
Nel corso degli anni 80 e 90 torna alla ribalta con film come, Cruising (1980), Vivere e morire a Los Angeles (1985, per questo film è finito in tribunale, citato da Michael Mann che lo aveva accusato di aver plagiato l'intero concetto della serie Miami Vice, ma ha vinto la causa) e Basta vincere (1994), ma il clamore è più per i temi affrontati che per la qualità dei film stessi.
Nel 2000 firma la regia del thriller Regole d'onore, un film molto provocatore e patriottico che ha fatto infuriare lo Yemen ed altri Paesi arabi, che ne hanno proibito la diffusione, accusandolo di xenofobia e di razzismo. Dopo The Hunted - La preda (2003) e Bug - La paranoia è contagiosa (2006), torna alla grande con l’acclamato Killer Joe (2011), presentato alla Mostra di Venezia. Due anni dopo, la Biennale lo onora con il Leone d’Oro alla Carriera. Torna al Lido nel 2017 con The Devil and Father Amorth, documentario in cui riprende un vero esorcismo.
Sempre attivo anche per il piccolo schermo, dirige, tra gli altri, un episodio della serie Ai confini della realtà (1985) e due episodi della serie CSI (uno nel 2007 e uno nel 2009). Dalla metà degli anni 80 inizia a dedicarsi anche alla regia delle opere musicali mettendo in scena nei teatri dell'Opera internazionali alcune pietre miliari della lirica come l'Aida di Giuseppe Verdi, il Tannhäuser di Richard Wagner o la "Salome" di Richard Strauss. Nel 2009, a Locarno, gli viene assegnato il Pardo d'onore.
È stato sposato tre volte (due anni con l'attrice francese Jean Moreau, tre con l'attrice inglese Lesley-Ann Down con cui, al momento del divorzio, ha affrontato una dura battaglia legale per l'affidamento del figlio Josh, e tre anni con Kelly Lange) prima di sposare nel 1991 l'attuale moglie, la produttrice Sherry Lansing. Ha avuto un altro figlio, Cedric dalla ballerina e coreografa australiana Jennifer Nairn-Smith.