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Yves Boisset
(Cinematografo/Adnkronos) – Il regista francese Yves Boisset, protagonista di un cinema fieramente politico, capace di combinare denuncia e spettacolo, memoria storica e grande narrazione, è morto oggi, lunedì 31 marzo, all'età di 86 anni nell'ospedale franco-britannico di Levallois-Perret, nella regione di Parigi.
La filmografia di Boisset è stata incentrata su verità che non dovevano essere raccontate e sui destini di uomini che, decisi a portare a termine la loro missione fino in fondo, rischiano la vita. E Boisset si è giustamente vantato di essere stato il regista francese più censurato della Quinta Repubblica. Tra i suoi film figurano "L'assassino ha le ore contate" (1968); "Il caso 'Venere privata'" (1970); "L'uomo venuto da Chicago" (1970); "Da parte degli amici: firmato mafia!" (1971); "R.A.S. - Nulla da segnalare" (1973); "Una donna da uccidere" (1975); "Dupont Lajoie" (1975): "Un taxi color malva" (1977), con Charlotte Rampling, Peter Ustinov, Fred Astaire e Philippe Noiret; "Il giudice d'assalto" (1977); "Alzati spia" (1981), con Lino Ventura: "Figli di eroi" (1981); "Il prezzo del pericolo" (1983), con Michel Piccoli; e "Canicola" (1983), con Lee Marvin.
La sua pellicola più nota è "L'attentato" (1972), ispirata alla vera storia del politico socialista marocchino Mehdi Ben Barka, sequestrato ed ucciso in circostanze misteriose a Parigi nel 1965, dove si trovava in esilio dal regime di Hasan II del Marocco. Boisset dovette incontrare non poche difficoltà per realizzare il film, scontrandosi con censura e ostruzionismo per il suo attacco al potere gollista. Il regista mise in scena un cast di star per preservarsi dagli attacchi di chi voleva mettere a tacere la sua voce scomoda. Aderirono a quel progetto arrembante Jean-Louis Trintignant, Gian Maria Volonté, Michel Piccoli, Jean Seberg, Philippe Noiret, Roy Scheider, François Périer, Michel Bouquet e Bruno Cremer. Il film racconta la vicenda reale velatamente dissimulata sotto nomi inventati delineando un inquietante scenario di interessi incrociati tra governo marocchino, servizi segreti di varie nazionalità e, risvolto più scottante in terra francese, la probabile copertura di strutture istituzionali transalpine, deviate o meno.
Nato il 14 marzo 1939 a Parigi, Yves Boisset iniziò la carriera nel 1959 come assistente di regia di Yves Ciampi. Nel corso degli anni '60 è stato assistente di Sergio Leone ("Il colosso di Rodi"), Claude Sautet ("Corpo a corpo"), Vittorio De Sica ("Un mondo nuovo"), Riccardo Freda ("Trappola per l'assassino") e René Clement ("Parigi brucia?").
L'esordio dietro alla macchina da presa d Boisset avvenne con il film di spionaggio "L'assassino ha le ore contate" (1968). Successivamente si è dedicato alla trasposizione cinematografica di storie poliziesche, tra cui spicca "Il caso 'Venere privata'" (1970), tratto dal romanzo "Venere privata" di Giorgio Scerbanenco, con l'attore Bruno Cremer nei panni di Duca Lamberti, un medico radiato dall'ordine per avere praticato l'eutanasia su una donna in stato terminale. Nel cast si distinguono una provocante Raffaella Carrà (la prima vittima) e Mario Adorf (l'assassino).
Dopo il controverso "L'attentato", il cinema politico di Boisset è continuato con "R.A.S. - Nulla da segnalare" (1973), uno dei primi film francesi ad affrontare la guerra d'Algeria: è una storia di insubordinazione, stroncato dal leader dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen. La censura chiese di tagliare le scene di tortura. Nel 1975 girò il suo film più famoso, "Dupont Lajoie", basato sugli omicidi razzisti commessi a Marsiglia qualche anno prima. Durante le riprese e l'uscita nelle sale ci furono scontri e intimidazioni da parte dell'estrema destra. Stanco delle polemiche e delle censure, nel 1991 smise di fare film per dedicarsi alla televisione. Nel 1993 diresse "L'affaire Seznec", nel 1995 "L'affaire Dreyfus", nel 1997 "Le pantalon", sugli uomini fucilati a titolo di esempio durante la guerra del 1914-18, e nel 2000 "L'affaire Salengro".