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Maria Sole Tognazzi e Barbara Ronchi (credits: Luisa Carcavale)
“Faccio il contrario di quello che è stato fatto in cinquanta anni di cinema italiano: metto al centro i personaggi femminili e lascio gli uomini da parte”: così Maria Sole Tognazzi su Dieci minuti, tratto dal bestseller Per dieci minuti di Chiara Gamberale, che segna il suo ritorno al grande schermo a nove anni da Io e lei (nel mezzo la serie Petra su Sky).
“Sono stati i produttori (Marco Cohen, Benedetto Habib, Fabrizio Donvito e Daniel Campos Pavoncelli per Indiana e Vision Distribution, ndr) a proporre il romanzo a me e a Francesca Archibugi (co-sceneggiatrice, ndr), chiedendoci se ci fossero i presupposti per farne un film. L’avevo amato molto perché c’è un’idea forte: non tanto quella dei dieci minuti ma anche la decisione di ricominciare da capo, uscendo da quel dolore che ti fa pensare solo a te stessa, e così allargare lo sguardo agli altri, dandosi una seconda possibilità dopo l’abbandono”.
“Mi piace scrivere per altri – rivela Archibugi – perché è un grande esercizio di contrazione dell’ego. È molto utile per gli artisti: ci fa sentire più umani. In questo caso ho sempre pensato a come l’avrebbe fatto Maria Sole”. I dieci minuti sono quelli che Bianca, una donna nel pieno di una crisi esistenziale, su indicazione della sua psicologa, deve dedicare ogni giorno a qualcosa di completamente nuovo: un’occasione per nuovi incontri, scoprire legami inattesi, ascoltare chi ci ha sempre voluto bene.
“È un libro che è entrato nei percorsi terapeutici – spiega Chiara Gamberale – e l’idea della trasposizione mi ha dato da subito gioia e curiosità. Il romanzo è più una commedia alla Nora Ephron, qui prevale il dramma”. C’è un’ispirazione autobiografica “Il 2012 è stato un anno terribile, è finito il mio matrimonio e mi hanno tolto una trasmissione radiofonica. Ero completamente smarrita. Quando le persone sono straziate da un dolore c’è un momento in cui finisce quello stordimento che ti fa compagnia e cominci a vedere la tua vita senza te, perché non ci sono più quei riferimenti ai quali eri abituata. E non parli d’altro. Allora la mia terapeuta, che è una figura quasi sciamanica, mi ha proposto questo gioco dei dieci minuti: mi ha salvato la vita perché ti permette di spostare l’attenzione dall’ossessione, e senza che te ne accorga, ti fa abituare al nuovo”.
Nel ruolo di Bianca, Barbara Ronchi: “Ho conosciuto Sole al compleanno di cinquant’anni di Pierfrancesco Favino: ho scoperto che mi seguiva dai tempi di Fai bei sogni e del teatro. Francesca, con cui avevo già lavorato per Romanzo familiare, mi ha fatto capire di più su un personaggio che vive una vita immaginaria senza principio di realtà, che non sa gioire di ciò che ha e non ha strumenti per affrontare una crisi, come se fosse ferma a una specie d’infanzia dell’essere umano. C’erano spunti per una commedia ma l’obiettivo era mettersi nella sofferenza altrui”.
Margherita Buy, attrice feticcio di Tognazzi, è la dottoressa Brabanti: “Mi piace perché è una donna che fa poco per essere amata, mi appartiene. Detesto le persone che fanno di tutto per risultare carine: lei non ha tempo da perdere. È interessante che il film affronti qualcosa di molto contemporaneo come quel momento complicato in cui non ci sentiamo in equilibrio perché è venuto meno l’amore. Ma l’amore nasce dal capirsi e sentirsi capiti. E mi piace anche che il racconto non sia tutto chiaro e si sviluppi un po’ come un giallo”.
Fotinì Peluso interpreta la sorella ritrovata, personaggio creato per il film: “Jasmine arriva al momento giusto, sia per lei che per Bianca. Sono molto fiera di lavorare con donne che sono per me un’ispirazione. E non è vero è un film al femminile: lo è solo perché siamo il cast e le autrici sono donne? E allora perché quando sono tutti uomini non si dice che un film al maschile? La verità è che un film universale. E i maschi sono molto presenti in tutto il film: ci sono loro all’origine dei traumi delle sorelle”.
Nel cast anche Marcello Mazzarella, Anna Ferruzzo, Barbara Chichiarelli e soprattutto Alessandro Tedeschi, che nella vita è il compagno di Ronchi e in scena è il marito che la lascia: “Sono molto affezionata a quel personaggio e alle sue fragilità: all’inizio ti fa paura ma a mano a mano capisci che ha le sue ragioni. Da Viaggio sola in poi ho privilegiato i personaggi femminili ed è nata la parte più vera del mio cinema. Penso che le donne possano identificarsi con i miei personaggi, ma i film si fanno per il pubblico. Ci tengo alla protezione delle registe, d’accordo, ma conta la sensibilità al di là del genere. Mi rivolgo soprattutto agli uomini: mi piacerebbe che, alla fine del film, si chiedessero come ci si sente a svegliarsi nel corpo di una donna”.
Dieci minuti è una produzione Indiana Production e Vision Distribution in collaborazione con Sky e Netflix, al cinema con Vision dal 25 gennaio in 150 copie.