Mary Pat Kelly, Martin Scorsese. Un viaggio​​​​​​
Uno che lo conosce bene, e quanto ci sta bene in quarta di copertina, per darne contezza fa addirittura a pezzi Ingmar Bergman: “I miei film sono sussurri. Quelli di Marty sono grida”, e chi siamo noi per giudicare Steven Spielberg? Ci accompagna nella prefazione al rinnovato Martin Scorsese Un viaggio (Baldini+Castoldi, pagg. 490, € 24,00), scritto da Mary Pat Kelly con i crismi dell’esaustività e, financo, dell’esclusività: la leggenda vista da vicino, con beneficio di confessione, ché “in quanto artista, sono sia un gangster, sia un prete”. E, assicura Leonardo DiCaprio, “un uomo modesto, e quindi è difficile fare giustizia alla grandezza dei suoi contributi”. Filmala ancora, Marty. –  Federico Pontiggia

Federica Fioroni, Malinconia senza rimedio. Vita e cinema di Valerio Zurlini
“Lo sconforto che hai dento... la tua malinconia senza rimedio, non riesco a sopportarla”. Così parlava Daniele Dominici/Alain Delon ne La prima notte di quiete e così Federica Fioroni ha scelto di intitolare la monografia dedicata all’autore della pellicola: Malinconia senza rimedio. Vita e cinema di Valerio Zurlini (Mimesis, pagg 200, € 18,00). Pur riservando una particolare attenzione alla trilogia della Romagna (composta da Estate violenta, La ragazza con la valigia e, appunto, La prima notte di quiete), il volume vuole rendere il giusto riscontro critico all’intera produzione del “grande incompreso” del cinema italiano, inesorabile cantore di quell’oscuro male di vivere che condanna gli esseri umani all’alienazione e alla solitudine. – Angela Bosetto

Simona Busni, Tre regine per una corona
Partendo dall’esempio di Helen Mirren, che interpreta più volte la regina Elisabetta (nella miniserie Elizabeth I, Elisabetta II in The Queen di Stephen Frears nonché nella pièce teatrale, The Audience), Simona Busni ci spiega la regola del tre in Tre regine per una corona (Estemporanee, pp. 103, Є14), e di quando si può riconoscere questa singolare sovrapposizione di identità (donna e “corona”, attrice e personaggio), ossia la queenliness. Per concentrarsi su The Crown, il cui sceneggiatore (come del film di Frears e di The Audience) è Peter Morgan. Nella serie, Elisabetta è la terza ideata da Morgan e, per di più, è interpretata da tre attrici differenti. Coincidenza? – Marina Sanna

Le strade furiose di Mad Max (a cura di Rudi Capra e Antonio Pettierre)
Qual è la filosofia del mondo post-atomico? Come va analizzata la distopia creata da George Miller? Che impatto ha avuto la sua idea di crisi (ecologica, economica, politica e sociale) sull’immaginario collettivo? Critici e filosofi rispondono nel libro Le strade furiose di Mad Max (Mimesis, pagg. 188, € 16,00), curato da Rudi Capra e Antonio Pettierre e dedicato a un presente-futuro in cui la corsa incessante dei personaggi rivela “l’impossibilità dell’essere umano all’equilibrio, alla staticità dell’esistenza”, mentre lo sfruttamento compulsivo delle ultime risorse “raggiunge livelli parossistici attraverso una combinazione cinetica che transustanzia il contenuto (la morte e distruzione) nella forma (una sinestesia visiva e sonora)”. – AB

John Huston, Libro aperto
Cinque matrimoni, due Oscar, tanti amici, innumerevoli amori e i cavalli che competono al cavaliere che fu, ed è ancora: John Huston si racconta quale Libro aperto (La nave di Teseo, pagg. 640, € 25,00), in cui abbeverarsi alla genesi de Il mistero del falco, di Giungla d’asfalto e altre eccezionali, e sovente eccellenti, sortite cinematografiche. Ci sono tutti, o quasi, da Hemingway alle Hepburn, Audrey e Katharine, e perfino confessioni di bromance: “Quasi mi innamorai di lui (Gregory Peck, NdR) durante la lavorazione del film (Moby Dick, NdR): avevo modo di osservarlo da vicino e non gli trovavo il minimo difetto”. Ah, tra i consigli lasciati in dote è da appuntare: “Imparerei le gioie del vino invece di quelle sei superalcolici”. – FP

Giorgio Barberis e Roberto Lasagna, Ken Loach
Il cinema come lotta e testimonianza. Nel sottotitolo del libro di Giorgio Barberis e Roberto Lasagna (Ken Loach, Falsopiano, pagg. 172, € 20,00) è racchiuso il mantra del regista, sceneggiatore e attivista britannico, la cui autentica aspirazione è riuscire a parlare la stessa lingua dei propri protagonisti, ossia di tutti quei proletari, operai, emarginati, contestatori e disoccupati di cui Loach (citando la prefazione di Alberto Barbera) “si è sempre occupato e preoccupato”. Da qui la scelta di unire i punti di vista di uno storico del pensiero politico (Barberis) e di un critico cinematografico, nonché psicologo (Lasagna): forse l’unico modo per rendere piena giustizia a un autore militante, che si è sempre schierato in difesa degli ultimi. – A.B.

Lav Diaz, Quando le onde se ne vanno
“Gli artisti sono esorcisti. Sto cercando di esorcizzare me stesso e il mio popolo. (…) Io faccio film per ricordare”. Lav Diaz, cineasta filippino vincitore a Locarno e Leone d’Oro a Venezia, non è il più facile a essere distribuito, ché i suoi film hanno durata fluviale, eppure il di lui culto è solido, trasversale e fervido. Colui che è “riuscito a raccontare il tempo che si fa materia” è indagato attraverso otto interviste realizzate nell’arco di undici anni nel prezioso Quando le onde se ne vanno (Il Saggiatore, pp. 240, € 24), per la curatela di Michael Guarneri. Diaz viaggia tra set e film, finzione e realtà, con piena padronanza metacritica: “Chi controlla i mezzi di comunicazione può trasformare il falso in verità”. – F.P.

Luchino Visconti, Epistolario 1920-1961
​​​​​​Operazione di indubbio valore storico quella compiuta dalla Cineteca di Bologna, che ha raccolto la corrispondenza di Luchino Visconti in due monumentali volumi. Nelle librerie è appena stato pubblicato il primo, Epistolario 1920-1961 (curato da Caterina D'Amico de Carvalho e Alessandra Favino, pagg. 896, € 29,00), che copre il periodo che va dall’apprendistato con Jean Renoir alla consacrazione ottenuta grazie a Rocco e i suoi fratelli. Attraverso la carta, Visconti dialoga con Maria Callas, Franco Zeffirelli, Vittorio Gassman, Ingrid Bergman, Michelangelo Antonioni, Salvador Dalí, Cesare Zavattini, Suso Cecchi d’Amico e tanti altri, offrendo al lettore la possibilità di conoscerlo attraverso le parole sue e di chi ha lavorato con lui. – A.B.

Anna Crispino, Carlo Delle Piane, l’uomo che ho amato
Caratterista con beneficio d’invenzione e tendenza all’assoluto, nel 1986, complice il sodalizio con Pupi Avati, vinse la Coppa Volpi a Venezia per Regalo di Natale, ma chi era davvero Carlo Delle Piane? Dalla dolcezza al “jazz che ascoltava di continuo”, dalle passioni alle idiosincrasie e le maschere, a metterlo a nudo è la donna che lo conosceva bene, Anna Crispino, che lo sposò nel 2013: dunque, Carlo Delle Piane, l’uomo che ho amato (Martin Eden, pp. 144, € 14), che istruisce sapide e sensibili convergenze parallele tra arte e vita, diaristica e compendio critico. Da brividi, a pag. 94, il dialogo “Anna, cosa dicono i giornali? – Di cosa, Carlo? – Del mio funerale”, i due condivisero “il bisogno quasi fisico di ‘stare nella bellezza’”. - F.P.

Arturo Cattaneo e Gianluca Fumagalli, Shakespeare in Hollywood
Parafrasando la celebre frase di JFK, se si parla di William Shakespeare in relazione alla settima arte, non bisogna chiedersi cosa Hollywood ha fatto per il Bardo, ma piuttosto che cosa ha fatto lui per la “fabbrica dei sogni”, visto che da sempre lo considera una sorta di antenato e che, nella storia degli Academy Award, lo ha ripetutamente premiato sino a farne il protagonista assoluto dell’ultima Oscar Night del Novecento (il secolo del cinema). Da questo spunto si sviluppa il volume di Arturo Cattaneo e Gianluca Fumagalli Shakespeare in Hollywood (Einaudi, pagg 310, € 30,00), che racconta la fortuna statunitense e l’influenza culturale del più grande autore teatrale di tutti i tempi nell’ottica americana dello spettacolo su grande schermo. – A.B.