PHOTO
Denti da squalo
Era il 2015 quando Valerio Cilio e Gianluca Leoncini vinsero il Premio Solinas per i migliori soggetto e sceneggiatura con Il ragazzino con i denti da squalo. Ci sono voluti otto anni prima di vedere quella storia sul grande schermo: ci arriva dall’8 giugno, con il titolo Denti da squalo, grazie a Gabriele Mainetti per Goon Films, Andrea Occhipinti, Stefano Massenzi e Mattia Guerra per Lucky Red, Claudio, Federico e Jacopo Saraceni per IdeaCinema e Rai Cinema, con un’uscita in circa 200 copie (“La data estiva ci offre meno competizione e più visibilità, c’è un legame anche con la campagna ministeriale per tutti i film italiani ed europei a 3,50 euro”: parola di Occhipinti, che distribuisce).
Alla regia c’è l’esordiente Davide Gentile: “A propormi la storia è stato Mainetti (accreditato anche come produttore artistico, ndr). Un’avventura complicata e ambiziosa: per lui era la prima esperienza con un film altrui, per me era il debutto nel lungometraggio”.
Interpretato da Tiziano Menichelli, Stefano Rosci, Virginia Raffaele, Edoardo Pesce e Claudio Santamaria, Denti da squalo racconta l’estate più incredibile della vita di Walter, un tredicenne che ha appena perso suo padre: nel suo vagare senza meta per il litorale romano (siamo nei pressi di Tor San Lorenzo), finisce in una maestosa villa abbandonata con una gigantesca piscina abitata da uno squalo.
La scintilla in una foto, come rivela Leoncini: quella di un bambino che portava sulle spalle uno squalo morto a Mogadiscio. “L’idea – spiega Cilio – era di narrare una favola realista, che avesse un punto di vista ancorato all’innocenza del protagonista, alla meraviglia che prova quando incontra il totem, il drago, lo squalo”. Con un ampio sistema di riferimenti, “da Totti a Calvino”: “Dentro ci sono milioni di riferimenti, c’è tutto l’immaginario con cui siamo cresciuti: citiamo i Goonies per tutti”.
Lo squalo è un prodigio di artigianato e tecnologia: “Stavamo cercando squali erbivori – rivela il regista – ma nessuno si fidava di metterlo in contatto con Tiziano: abbiamo optato per un animatronic per poi intervenire con gli effetti speciali. In Italia non si era mai fatta una creatura del genere a questo livello”.
A dare vita a Walter è lo strepitoso Tiziano Menichelli, che il regista ha trovato per caso, cinque settimane prima dell’inizio delle riprese, in un parco pubblico, mentre il ragazzino partecipava a gare di basket e skate. “Apparentemente – spiega Gentile – non sembrava avesse tredici anni, ma in sceneggiatura era esplicito il fatto che dovesse dimostrare meno della sua età”.
Nel ruolo della mamma di Walter c’è un’inedita Virginia Raffaele: “Un’intuizione di Mainetti – dice Gentile – poiché non conoscevo a fondo il lavoro di Virginia: ci siamo spalleggiati molto interrogandoci sulle sfumature caratteriali ed estetiche”. Per l’attrice un’esperienza nuova: “Mainetti ha detto che anche in LOL c’era qualcosa di drammatico in me: mica l’ho capito. Però in realtà ha ragione: anche quando faccio la comica ci metto sempre la malinconia. Le parti buie appartengono a tutti. Mi sono messa al servizio di questa favola moderna, Ho voluto sperimentare un ruolo differente dal solito: mettersi in gioco può essere da incoscienti, ma d’altronde io l’ho sempre fatto”.
In un cameo nel finale appare anche Edoardo Pesce: “Chissà perché vengo sempre interpellato io quando c’è da fare un cattivo. Con Valerio Cilio avevamo già lavorato nella serie Christian, il personaggio del Corsaro è stato scritto su di me: la canzone dei 15 uomini e gli zoccoli sono due idee ispirate alla mia adolescenza con mio padre”.
E per Menichelli sono tutti pieni di elogi: “Mi è capitato di lavorare con ragazzini – dichiara Pesce – ma lui ha un’onestà recitativa rara, non fa il bambino, è molto maturo e senza filtri. Un piccolo De Niro”. Gli fa eco Raffaele: “Ai primi incontri mi ha fatto subito capire che era in conflitto con Walter: lui è cattivo, io no. È una cosa che rivela la purezza e la sincerità dell’approccio. Poi ha capito il gioco e ha portato la sua spontaneità”. E aggiunge Gentile: “Durante le riprese a un certo punto mi disse che a lui il film non stava piacendo: ‘Non voglio che le persone mi vedano coatto”. Poi ha capito che un conto è lui e un conto è il personaggio e mi ha rassicurato: ‘ok, mi piace’”.