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Nostalgia - Francesco Di Leva e Pierfrancesco Favino (credits: Mario Spada)
È davvero sorprendente, perfino spiazzante, l’assenza di Pierfrancesco Favino nelle cinquine dei David di Donatello 2023. Era abbastanza probabile che l’attore, forse il più rappresentativo e popolare dell’ultimo decennio (sette candidature e tre premi dal 2003), rientrasse nella categoria delle migliori interpretazioni maschili, considerando anche che Nostalgia di Mario Martone, uno dei tre film con cui si presentava quest’anno (il più solido, forte anche del lancio al Festival di Cannes e della designazione per la nomination all’Oscar; gli altri erano il kolossal del ceto medio riflessivo Il colibrì e la commedia romantica Corro da te), ha ottenuto ben 9 nomination. E invece no.
E se le candidature per Fabrizio Gifuni (impressionante Aldo Moro di Esterno notte, settima nomination per lui), Alessandro Borghi e Luca Marinelli (entrambi per Le otto montagne: Borghi è alla settima candidatura, Marinelli alla sesta) erano attese, meno prevedibile era la citazione per Luigi Lo Cascio, certo amato dai votanti (candidato otto volte e premiato da poco, nel 2020, come non protagonista per Il traditore) e che dimostra l’attenzione per Il signore delle formiche.
Chi aveva letto le schede di votazione lo sapeva, ma capiamo lo stupore di fronte alla (per noi discutibile) nomination unitaria agli eccellenti (Salvo) Ficarra e (Valentino) Picone, candidati per La stranezza: accadde anche nel 2017 quando le gemelle Marianna e Angela Fontana furono proposte in coppia per Indivisibili (ma almeno interpretavano due siamesi, insomma…). Comunque, non è un’iniziativa dei giurati: il meccanismo di votazione prevede che l’Accademia riceva le schede con le proposte delle varie case di produzione, le quali scelgono chi proporre per cosa. I due nomi proposti dalla produzione de La stranezza erano “Toni Servillo” e “Ficarra e Picone”.
La stranezza di Roberto Andò non è solo uno dei successi della stagione ma anche uno dei pochi film dell’annata ad aver fatto una vera campagna elettorale per i David: non che ne avesse davvero bisogno (inappuntabili le nomination cosiddette tecniche), ma è chiaro che a beneficiarne sia stata anche la non notissima Giulia Andò, in lizza tra le non protagoniste. Sono 14 le candidature che ha raccolto questo film che sancisce l’alleanza tra Medusa e Rai Cinema e non ha trovato posto né al Festival di Cannes né alla Mostra di Venezia (buon per la Festa di Roma, che l’ha presentato nel Grand Public).
Stesso bottino de Le otto montagne dal romanzo di Paolo Cognetti, premiato a Cannes e uscito sotto Natale con successo di pubblico: i belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersh sono i primi registi stranieri a ottenere una candidatura per la miglior regia dal 1988, quando Nikita Michalkov era in gara per Oci ciornie (teniamo fuori Ferzan Özpetek, turco con cittadinanza italiana e del tutto organico all’industria nazionale).
Ma non sono i film più citati: a trionfare è Esterno notte di Marco Bellocchio con 18 candidature (stesso numero di Il traditore, La grande bellezza e La prima cosa bella, ma il record resta Il capitale umano che prese 19 nomination), una (monumentale, magnifica, epocale) serie in sei episodi, distribuita in sala in due parti e proposta ai giurati come film unico che sta facendo lo stesso percorso della miniserie La meglio gioventù (11 candidature e 4 statuette nel 2004).
Esterno notte è il film con i veterani del David: per Bellocchio è l’ottava candidatura come regista e la venticinquesima in totale (ne ha vinti 3 da regista), per Margherita Buy la diciassettesima (7 in bacheca: consolida il suo record nella storia del premio), per Toni Servillo la dodicesima (4 nel palmarès), per il fonico Gaetano Carito la diciottesima (ne ha vinti 3), per la montatrice Francesca Calvelli la nona (2 in bacheca).
Altro beniamino dei David è Gianni Amelio, giunto quest’anno a 23 candidature con tre David all’attivo (vinti nel 1990 e nel 1992), e tra le 11 nomination del suo Il signore delle formiche ce n’è una per Elio Germano, alla nona candidatura in vent’anni (4 premi): certo, forse sarebbe stato più giusto citare l’esordiente Leonardo Maltese, ma non ci sembra l’annata dei debuttanti. Resta fuori, infatti, anche la potente Elodie, relegata solo tra le migliori canzoni per Ti mangio il cuore, dove dovrà vedersela con due vincitori del Festival di Sanremo: Marco Mengoni per Il colibrì e Diodato (che ha già vinto nel 2020) per Diabolik – Ginko all’attacco!.
Il signore delle formiche è il titolo più fortunato della pattuglia italiana dell’ultima Mostra di Venezia: L’immensità di Emanuele Crialese si ferma a 3 candidature (sceneggiatura, attrice, acconciatura), Chiara di Susanna Nicchiarelli a 2 (sceneggiatura originale e costumi), Monica di Andrea Pallaoro non pervenuto (su Bones and All di Luca Guadagnino ci torneremo). Considerando anche i film di Orizzonti (Princess e Ti mangio il cuore con una nomination ciascuno, Amanda in gara in tre categorie) e il fuori concorso Siccità con 4, sono 25 le candidature italiane dei film presentati nella selezione ufficiale della Mostra.
Più fortunati i film della selezione di Cannes 2022: 42 candidature tenendo conto anche delle 18 di Esterno notte e di Marcel! di Jasmine Trinca, presentato in Cannes Première. Per completezza citiamo le 24 nomination raccolte da titoli proposti dalla Festa del Cinema di Roma.
Fa piacere vedere Barbara Ronchi in gara per Settembre e Fausto Russo Alesi per Esterno notte, bello il ritorno in gara di Claudia Pandolfi anche se considerarla la protagonista di Siccità è discutibile (stesso discorso della Stranezza: Pandolfi non aveva rivali tra le protagoniste, mentre per le non protagoniste la produzione presentava Emanuela Fanelli, Elena Lietti e Sara Serraiocco e a spuntarla è stata la prima, la più pop), sorprendente l’assenza di Tommaso Ragno (in Nostalgia è stato sorpassato da Francesco Di Leva, mentre sconta la performance al di sotto delle aspettative di Siccità e Ti mangio il cuore). Pénélope Cruz, protagonista de L’immensità, tenta il bis a diciannove anni dal David per Non ti muovere.
Nonostante i due milioni al box office raccolti da entrambi, L’ombra di Caravaggio di Michele Placido deve accontentarsi di cinque nomination tecniche (scenografia, costumi, trucco, acconciature, David Giovani) mentre a Dante di Pupi Avati tocca una sola nomination (trucco). Infine, curioso che Bones and All abbia evitato la gara tra i film italiani preferendo quella tra i titoli internazionali.