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Sofia Luchetti e Elio Germano in Confidenza
Il senso di Daniele Luchetti per Domenico Starnone: dopo La scuola (1995) e Lacci (2020), ecco Confidenza, dal 24 aprile in sala: “È lui che saccheggia la mia vita – scherza il regista – e ogni volta che leggo un suo libro mi chiedo come faccia a conoscerla. È uno scrittore che indaga sul materiale umano, i suoi libri contengono ottimi meccanismi cinematografici. E i suoi personaggi hanno a che fare con noi. Nella Scuola avevo ritrovato tutte le mie esperienze da studente, in Lacci ho visto l’ipotesi terrificante di come sarebbe andata la mia vita se avessi fatto certe scelte. Qui si affronta un modello maschile tossico e narcisista, un atteggiamento che va ridefinito: c’è un uomo capisce di avere un errore di fabbricazione”.
Presentato in concorso all’IFFR - International Film Festival Rotterdam nella sezione Big Screen, prodotto da Indiana Production e Vision Distribution, società del gruppo Sky, in collaborazione con Sky, in collaborazione con Netflix, Confidenza è la storia di Pietro Vella, un professore di lettere che racconta un segreto inconfessabile a Teresa Quadraro, la studentessa di matematica che dice di amare: svelare altro della trama non sarebbe opportuno. “Ho voluto preservare le zone ambigue – dice il regista – e raccontare la confusione con ordine. Bisogna mantenere lo spettatore attivo. Non sopporto più i film che impongono un senso, spiegano tutto, accompagnano lo spettatore per mano, indica una morale. Ai film a tesi preferisco i film a ipotesi”.
A dare il volto a Pietro, dai trenta ai settant’anni, è Elio Germano, alla quarta collaborazione con il regista che l’ha diretto nel film che l’ha consacrato (Mio fratello è figlio unico) e in quello che gli valse il premio per l’interpretazione a Cannes (La nostra vita): “Quando mi chiama Daniele non mi interessa il cosa ma il come. È un film che ha molto a che fare con le maschere del quotidiano che le persone indossano per convenzione sociale o perché ci cadono dentro. È un personaggio ideale per un attore”. Perché? “Pietro pensa di essere scoperto, si sente un impostore, è abituato a controllare ma deve fare i conti con una donna che frantuma il suo desiderio. Allo stesso tempo è eticamente molto solido, non cerca una relazione ma offre un aiuto, è sospeso tra amore e rabbia. Due sfere tra le quali possono esserci attrazioni, ma possiamo anche infilare la rabbia nell’amore o essere innamorati della rabbia. C’è un percorso interiore da romanzo russo e c’è la scomposizione pirandelliana dell’io”.
La donna che mette in discussione tutto è Teresa (“il super-io” la definisce Luchetti), interpretata da Federica Rosellini, attrice finora soprattutto teatrale e già vista in Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini: “Mi sono innamorata dell’intelligenza proteiforme di questa donna con una grande propensione per la matematica ma con una grande capacità di vedere ciò che c’è oltre le apparenze. Un personaggio selvatico che ha un rapporto antiborghese con la verità. Sul set abbiamo anche improvvisato, un lavorio continuo come se fosse un jazz”.
Nel ruolo della moglie di Pietro, la collega Nadia Labaro (i cognomi non sono casuali), c’è Vittoria Puccini: “Una donna con una forte ambizione ma poca autostima, che aspira a un salto sociale ma, non reputandosi abbastanza brava, punta tutto sul marito. È lei stessa a definirsi in modo molto preciso: un uovo di Pasqua senza sorpresa e scaduto”. Isabella Ferrari interpreta Tilde, un’editrice che entra nella vita di Pietro: “Un lavoro diverso, stimolante, spiazzante. Daniele mi ha voluto non per quello che avevo già fatto ma per ciò che non ho ancora fatto. È la donna più risolta e onesta, forse l’unica che riesce a smascherare Pietro”.
A comporre le musiche è Thom Yorke, seconda collaborazione con Luchetti dopo Codice Carla, doc su Carla Fracci: “È stato molto attivo e presente nonostante fosse in tour. Ha subito intuito che c’era qualcosa di obliquo: ogni scena ha dei sottotesti, c’è un centro magnetico ma si viene spinti altrove”. E c’è un altro scrittore in sede di sceneggiatura, cioè Francesco Piccolo, ancora una volta insieme al regista dopo Momenti di trascurabile felicità e Lacci: “Mi diverte lavorare sui libri altrui. Starnone è un grande amico, ma il mio approccio è diverso da quello di Daniele: io non lo chiamo più, rivendico una distanza necessaria, lui invece lo ossessiona con telefonate quotidiane. Ci siamo attaccati all’idea fondante del libro: il segreto. Che è un grande azzardo. E a un personaggio Pietro vuole essere amato ma probabilmente è una merda”.