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Roma, 13 giugno 1984. Sandro Pertini rende omaggio a Enrico Berlinguer
Padova, 7 giugno 1984, Enrico Berlinguer tiene il suo ultimo comizio. Mentre parla ai militanti è colto da malore ma, invece di fermarsi, con tenacia porta a termine il suo intervento. Progressivamente il ritmo del discorso rallenta, la voce cala, Berlinguer arranca. Qualcuno dal pubblico gli dice di fermarsi, ma lui va avanti fino alla fine.
Con le immagini drammatiche dei suoi ultimi momenti di vita si apre il film collettivo L’addio a Enrico Berlinguer (1984), un tributo che l’Unitelefilm, società di produzione legata al PCI, dedica alla memoria del leader comunista. Oltre alle immagini dell’ultimo comizio, il film raccoglie quelle della partenza del feretro da Padova e l’arrivo a Roma, nella camera ardente allestita in via delle Botteghe Oscure. Con l’obiettivo di essere sia un documento della scomparsa del segretario comunista sia un’opera che celebra il valore dell’uomo politico, il film racconta la commozione che attraversa il Paese per mezzo di interviste a militanti comuni e personaggi celebri accorsi ai funerali
Il valore di tributo alla memoria, del resto, emerge dalla lunga lista di credits che chiude il film, con 40 nomi illustri che firmano la regia, tra i quali Roberto Benigni, Bernardo Bertolucci, Carlo Lizzani, Luigi Magni, Francesco Maselli, Giuliano Montaldo, Gillo Pontecorvo ed Ettore Scola. A chi conosce la produzione audiovisiva di propaganda del PCI il film dedicato a Berlinguer richiama alla mente l’altra opera collettiva che l’Unitelefilm dedica a un segretario deceduto, L’Italia con Togliatti (1964).
Le vicende da cui nascono i due film sono molto simili, come simili sotto certi aspetti appaiono le due pellicole. Anche Palmiro Togliatti muore improvvisamente, il 21 agosto 1964, a seguito di un malore. Le due scomparse, vissute come la perdita improvvisa di una guida, generano smarrimento e grande commozione nel popolo comunista. Togliatti e Berlinguer sono entrambi capi carismatici, nonché i due segretari più longevi del PCI.
L’Italia con Togliatti, non diversamente da L’addio a Enrico Berlinguer, è un film con una regia a più mani (tra cui Elio Petri, i fratelli Taviani e Valerio Zurlini) e si configura come un’opera dal carattere fortemente celebrativo, che risponde alle necessità della propaganda, e assieme come un prodotto dell’esigenza dell’Unitelefilm di documentare gli eventi. La stessa struttura dei due film è simile: essi raccontano gli ultimi momenti di vita dei segretari, i funerali che si tengono a Roma e l’eredità politica e morale lasciata ai militanti. Ma nel gioco di rispecchiamenti e similitudini si colgono anche sostanziali differenze, che offrono spunti preziosi all’indagine storica.
Tra L’Italia con Togliatti e L’addio a Enrico Berlinguer trascorrono venti anni, durante i quali il PCI e l’Italia mutano sensibilmente. Cambia il modo di fare propaganda in primo luogo. Il film dedicato a Togliatti è accompagnato da una voce narrante che si impone come un unico punto di vista dall’alto. Si tratta di un commento, dai toni retorici, che scorre sul sottofondo di una colonna sonora drammatica e che si sostituisce a voci e rumori della massa di militanti. La folla, senza un sonoro in presa diretta, appare nel film composta e silenziosa. La pellicola in questo modo restituisce metaforicamente l’idea di una massa di militanti particolarmente obbediente agli ordini del partito, negli anni in cui erano più accesi i toni della Guerra fredda, più forte il legame del PCI con l’URSS e più accentuato il dirigismo dei vertici comunisti.
L’addio a Enrico Berlinguer, invece, non ha voce narrante. A parlare di Berlinguer sono militanti e diversi testimoni eccellenti, non solo comunisti, intervistati. Il punto di vista espresso è quindi dal basso, più articolato, sebbene la massa di militanti appaia comunque ideologicamente compatta. I cori, le singole voci e i rumori che si sentono nel film tratteggiano una massa più effervescente, libera, erede della stagione dei movimenti degli anni Settanta, ma anche di quella di dialogo con le altre forze politiche, in ragione del compromesso storico, e di allontanamento del PCI dall’URSS.
Analogamente i segni del culto del capo presenti nei funerali di Togliatti sono assenti in quelli di Berlinguer. L’immagine stessa dei due segretari, così, appare molto diversa in rapporto ai militanti. Alla rappresentazione quasi divina di Togliatti si sostituisce quella più popolare di Berlinguer. D’altro canto, per Togliatti nella camera ardente di via delle Botteghe Oscure sono presenti molti politici e intellettuali, prevalentemente comunisti.
Ai piedi della bara di Berlinguer, invece, giungono personalità diverse e di vari orientamenti politici, che fanno di lui un leader ecumenico, in grado di parlare perfino ai non comunisti. Anche solo questi pochi spunti fanno riflettere su come nelle pieghe del racconto de L’Italia con Togliatti e L’addio a Enrico Berlinguer si annidi la storia, a conferma del fatto che il cinema, compreso quello di propaganda, è una delle principali fonti per capire il Novecento.