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La storia in America si scrive di martedì. Fin dalle origini, gli Stati Uniti hanno dato una nuova opportunità a tutto e tutti. Anche al giorno della settimana forse meno considerato tra quelli del calendario. Nella vecchia Europa, da dove provenivano gran parte degli immigrati che hanno popolato gli States, il martedì si ribellava solo una volta all’anno contro la propria reputazione di giorno noioso, mutandosi nel Martedì Grasso pre-Quaresima. Negli Stati Uniti, invece, si è trasformato in qualcosa di solenne, un giorno da tramandare alle generazioni future.
Il martedì in America è l’Election Day celebrato in una infinità di film che hanno a tema la corsa per la Casa Bianca. Quasi tutti i voti più importanti nel calendario elettorale avvengono di martedì. Il Super Tuesday di marzo nel quale votano molti stati durante le primarie è, appunto, un martedì. Ma soprattutto è di martedì che si vota, ogni quattro anni, per eleggere il Presidente degli Stati Uniti e rinnovare i membri del Congresso. Quest’anno l’Election Day verso il quale abbiamo cominciato il nostro Countdown sarà martedì 5 novembre. Ma perché è questo il giorno del voto?
L’America è fatta di consuetudini e tradizioni, favorite dal fatto che è ormai la più antica democrazia al mondo e continua ad essere regolata – con poche modifiche, o emendamenti – dalla stessa Costituzione varata nel 1787 (quante costituzioni, quante forme di governo, quante monarchie e repubbliche si sono susseguite da allora a oggi in Europa?).
La scelta di votare di martedì è legata alle abitudini agricole di un tempo. Fin dai tempi del Continental Congress, la prima assemblea dei nascenti Stati Uniti, l’attività politica si concentrava d’inverno per non costringere i rappresentanti del popolo a lasciare l’attività nei campi. Nel 1792 venne deciso che le elezioni presidenziali dovevano tenersi a novembre, per avere abbastanza tempo per contare i voti prima dell’inaugurazione del nuovo Congresso a gennaio. Dal 1845 divenne legge il voto il primo martedì di novembre, con l’eccezione però del 1° novembre per rispettare la festa di Ognissanti.
Il motivo della scelta del martedì è legato alla necessità per una larga parte degli elettori di avere a disposizione un giorno di viaggio, per recarsi al luogo del voto nei grandi spazi americani. Visto che la domenica era destinata al riposo e alle celebrazioni liturgiche, si pensò di ritagliare il lunedì come giorno per gli spostamenti, in modo che tutti potessero raggiungere i seggi per votare di martedì. E da allora si è sempre fatto così. Tradizioni che resistono nel tempo, come quella dell’Inauguration Day, il giorno in cui il nuovo presidente giura ed entra in carica.
Un tempo era il 4 marzo, in attesa che il nuovo Congresso verificasse tutti i voti. Dal 1933 è stato anticipato al 20 gennaio e da allora non è mai cambiato. Con una sola deroga: se il 20 gennaio viene di domenica, il presidente giura il 21, di lunedì. La domenica non si tocca. Tutto il contrario di gran parte degli altri paesi occidentali, dove la domenica è il giorno elettorale per eccellenza e votare in un giorno lavorativo, come il martedì, sarebbe considerato sacrilegio.