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Giacomo Poretti, Aldo Baglio e Giovanni Storti © Aliocha Merker
Se per noi tre realizzare un film di valore è pressoché impossibile, realizzare un film e basta per il Trio è comunque impresa molto ardua.
Taluni pensano che in questo campo siano prioritarie cose tipo: una buona sceneggiatura, un direttore della fotografia che abbia lavorato ad Hollywood, un produttore che sia disposto ad investire anche la propria villa con piscina, un regista colto e raffinato. Fesserie.
Tutte le volte che decidiamo di affrontare un’avventura cinematografica, tra noi ed il premio Oscar si frappongono gli stessi problemi insormontabili che ora vado ad elencare in maniera inversamente proporzionale alla loro potenziale effettiva gravità: la Costumista, il Parrucchiere, Aldo e il trucco di Giacomo.
La Costumista appena si presenta su uno dei nostri set diventa la nemica dichiarata di Giovanni. Giovanni, che solitamente si veste con dei pantaloni da karateka beige e camice hawayane, è convinto che non ci si debba mai privare dei propri abiti privati nemmeno quando si deve interpretare un personaggio tipo un astronauta o un gangster. Quando girammo Chiedimi se sono felice, ad un certo punto arrivò il giorno tanto temuto, in cui avrebbe dovuto calarsi nei panni di Cristiano, l’amico nemico di Cyrano. Sulle prime iniziò a lamentarsi perché la giubba era troppo pesante, poi fece notare che il colletto inamidato troppo alto sul collo gli impediva una respirazione fluida e continua, appena la costumista lo aiuto ad indossare i pantaloni: gli pizzicavano alle gambe! La lana a contatto con la pelle avrebbe causato chissà quali arrossamenti.
La Costumista si diresse silenziosa verso il produttore e chiese che nei titoli di testa del film si usasse un nome falso. Ma il momento peggiore della giornata doveva ancora arrivare. Venne il momento degli stivali che a qull’’epoca erano alti addirittura fino a metà coscia. Giovanni disse che lui avrebbe indossato delle ciabatte infradito. La Costumista ebbe un attacco isterico e venne portata via in ambulanza. Improvvisamente fece la sua comparsa sul set Aldo brandendo un grosso bastone. Avanzò rapido dietro Giovanni e con decisione calò il bastone sopra la sua testa. È vero che era semisvenuto e sbiascicava qualche monosillabo, ma noi lo vestimmo e approfittammo di quelle condizioni per girare la scena: il movimento inconsulto delle labbra ci aiutò in seguito per far doppiare da un attore bravo le sue battute.
Il Parrucchiere invece appena si presenta sul set diventa il secondo nemico di Giovanni. I suoi prodotti sono sempre scaduti, questa accusa infamante fa sì che per non andarsene il parrucchiere ottiene sempre un ritocco significativo del suo stipendio; alla fine del film il produttore ci ha confessato che il Parrucchiere ci è costato quanto l’ingaggio di Robert De Niro.
Aldo, grazie a noi, non ha mai avuto bisogno del parrucchiere. L’unica condizione era che lo si fosse lasciato dormire prima e dopo aver girato la sua scena, e così è sempre stato. Il problema è che a volte si svegliava di soprassalto e chiedendosi ad alta voce dov’era e che cosa ci facesse in quel posto, spesso brandiva dei bastoni ed iniziava a menar colpi al primo che gli capitava a tiro.
In quanto a me gira una cattiveria priva di fondamento. Giovanni sostiene che tutte le volte che mi sottopongo al trucco, anche la più semplice stesura di cipria il tempo stimato sia di due o tre ore, e il costo dei prodotti per incivilire un poco il mio naso (quello che vedete nei film non è il mio ma uno finto) sia la voce più cospicua del nostro budget. Per le riprese del nuovo film, mi hanno chiesto di recarmi al trucco una settimana prima.