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Come può uno scoglio
“La gente vera ha ancora voglia di ridere di pancia”. Amedeo Grieco presenta così Come può uno scoglio, nuova avventura cinematografica di Pio e Amedeo partecipata col sodale Pio D’Antini, per la regia di Gennaro Nunziante, dal 28 dicembre in sala targato Fremantle e Vision Distribution.
Nel film, Pio è un ragazzo debole e impacciato, al quale il defunto papà Salvatore, ricco costruttore, ha imposto le sue scelte: avvocato, presidente dell'azienda del papà, sposato con Borromea, padre di due bambini, vive nel castello dei suoceri marchesi Pasin, e un gruppo di imprenditori locali lo ha candidato a sindaco di Treviso. Il cambiamento viene dal parroco del paese don Boschin, che gli chiede di assumere come autista Amedeo, un ragazzo dal passato turbolento.
Dice Pio, “l’idea del titolo viene da Nunziante, e inquadra un uomo che vive sul velluto, ovvero sulla sabbia, e incontra un uomo di scoglio, ovvero un avanzo di galera che gli risolve la vita. Abbiamo estremizzato quanto avevamo fatto in Belli ciao (2022), ma rimane un film per tutta la famiglia: Come può uno scoglio arginare un uomo di sabbia?”.
Aggiunge il produttore Lorenzo Mieli, “è un’evoluzione, non una rivoluzione rispetto a Belli ciao, che andasse più verso la direzione della loro comicità, quelli che li amano lì riconoscono”, mentre Amedeo rivela come “noi siamo più liberi in TV e teatro, al cinema stiamo più addosso alla storia: evoluzione e più scorrettezza, in linea con la nostra linea editoriale”.
Vale a dire, con Amedeo, “siamo politicamente scorretti, ci prendiamo la responsabilità di eventuali polemiche: è un periodo particolarmente difficile per chi vuole fare comicità, rischi sempre di ferire qualcuno, la gente vera non è la popolazione risicata dei social ,che non esiste, genere vera ha ancora voglia di ridere di pancia. La comicità è un terreno franco, scherzare o ridere non cambia corso degli eventi, la comicità è un terreno dove tutto si può dire e fare”.
Chiosa Pio, “non c'è mai confine nella comicità, non ci siamo mai censurati, almeno che io ricordi”.