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“Sono passati 28 anni da Il postino e non passa un giorno senza che qualcuno mi chieda di lui”. A parlare è Maria Grazia Cucinotta che nel docufilm Il mio amico Massimo, insieme a tanti altri amici, ha voluto ricordare l’indimenticabile attore e regista napoletano: Massimo Troisi.
Diretto da Alessandro Bencivenga, con le voci narranti di Lello Arena e Cloris Brosca, arriverà nelle sale il 15 dicembre, per una settimana, distribuito da Lucky Red.
“È stata una grande emozione per me raccontare a modo mio, con il sostegno di tutti i suoi amici, il grande Massimo Troisi- dice il regista-. Io non sono napoletano, ma campano e tutta la Campania ama Troisi da sempre. Da ‘troisiano’ pensavo di conoscere tanto di lui, in realtà sapevo poco. Ho scoperto molti aneddoti che non conoscevo. Non sarò né il primo né l’ultimo a parlarne. Lui mi ha insegnato a volare con la fantasia e la poesia. Il suo modo di raccontare non era mai banale e spero che le persone siano prese dall’emozione guardando questo film. Onde di emozioni che portano lo spettatore a dire che lui è ancora con noi”.
E su questo doc che ha la particolarità di non avere alcuna scena dei suoi film precisa: “Non le ho messe perché le abbiamo viste tante volte. Un giorno ero a Napoli e un bambino sapeva una sua battuta a memoria senza aver visto nessuno dei suoi film. Ho cercato di fare qualcosa di diverso perché i suoi film si conoscono”.
A quasi 70 anni dall’anniversario della nascita tante le voci che lo ricordano in questo docufilm: Carlo Verdone, Nino Frassica, Clarissa Burt, Ficarra e Picone e le testimonianze di repertorio di Pippo Baudo e Renzo Arbore.
Tra questi, presenti alla conferenza stampa del film, anche Alfredo Cozzolino, suo amico d’infanzia e attore di tutti i suoi film (“Massimo faceva divertire, ma parlava anche di sociale. Ha iniziato con il teatro e avrebbe proseguito con quello perché era la cosa che gli piaceva fare”), Carmine Faraco, amico di calcio di Troisi (“Non era mai banale sul set, ma neanche nella vita. Sul campo diventava Maradona”) e Gerardo Ferrara, la sua controfigura nel celeberrimo Il postino.
“Sono diventato la sua controfigura in modo casuale- racconta Faraco-. Lui stava male e aveva bisogno di qualcuno. Un ragazzo della produzione si ricordava di questa somiglianza. All’inizio pensavo fosse uno scherzo tanto che quando mi chiesero le foto non gliele portai. Il primo incontro con Massimo fu molto particolare. Ero teso ed emozionato. Eravamo a Cinecittà, lui si accorse delle mie difficoltà e mi abbracciò. Lui era il mito dei nostri tempi. Quando arrivai a Roma per me fu un’opportunità per conoscerlo. Quando lui arrivava il set si trasformava. Metteva tutti a proprio agio. Era generoso e questo per me è stato un grandissimo insegnamento. Sul set de Il Postino c’era un clima davvero meraviglioso”.
E Cloris Brosca aggiunge: “Trasformava un set in una scena di vita. Era molto umano”.
Infine, in collegamento dalla Sicilia, conclude Maria Grazie Cucinotta: “Massimo mi ha insegnato a essere sempre vera e sincera quando recitavo perché tutto quello che sei traspare poi al cinema. I suoi insegnamenti li porto sempre dietro e sono stati la mia carta vincente. Non si può scindere l’attore dall’essere umano. Lui era così anche nella vita: unico”.