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“Più muscolosa diventavo, più crescevo fisicamente, meno venivo compresa”. Così la bodybuilder svizzera Jacqueline Fuchs si racconta al Bif&st di Bari. Protagonista dell’opera prima di Grazia Tricarico dal titolo Body Odyssey, dall’11 aprile al cinema con Revok, un’odissea di un'erculea antieroina che si avvicina alla mezz’età.
Tra esercizi di lavori sui trapezi e sui muscoli, tanta disciplina e allenamento, Mona (Jacqueline Fuchs) continua ogni giorno a scolpire il proprio corpo aiutata dal suo coach Kurt (Julian Sands) alla ricerca della perfezione. Tutto questo per partecipare alla competizione più importante della sua vita: quella di Miss Body Universe.
“Questo film nasce dalla scoperta del mondo del bodybuilding”, dice la regista Grazia Tricarico, che già aveva raccontato Mona in un suo corto del 2014. “Il mio film parla di corpo, di trasformazione e, nello specifico, di qualcosa che riguarda tutti ovvero il conflitto con il corpo. Il corpo di Mona è diventato uno strumento di indagine di qualcosa di più universale che riguarda tutti noi. Si passa dal prepararsi la mattina e guardarsi allo specchio prima di uscire a qualcosa che poi diventa patologico e ossessivo come gli abusi di chirurgia plastica o i disturbi legati all’alimentazione.
Il film si interroga su quello che è diventato il corpo, sul perché si parli tanto di bellezza e di estetica. Tutti si preoccupano di essere belli o brutti. È una prerogativa umana la ricerca della bellezza. Di fatto il corpo è un involucro sottoposto a tante forze che lo possono plasmare. È dunque questo un tema in continua evoluzione”.
E Jacqueline Fuchs dice: “Interpretare questo personaggio è stato un viaggio verso me stessa. Ogni giorno ho avuto la possibilità di scoprire qualcosa di mio. È stato un viaggio intenso durante il quale sono venute fuori emozioni e sentimenti reali e veri”.
Dal film emerge che Mona in un certo senso è schiava di un corpo che la comanda e che la fa soffrire. “Ci sono momenti in cui io mi sento in questo modo anche perché porto il mio corpo all’estremo privandolo del cibo- racconta-. Mi capita di svegliarmi nel cuore della notte e di avere fame, ma di non poter mangiare. Mi capita di andare davanti al frigo, ma alla fine cerco di evitare superando questi momenti di fame perché devo conservare una disciplina. Cerco di limitare me stessa e di avere un controllo psicologico su di me”.
Sui giudizi della gente riguardo al suo corpo super muscoloso dice: “Non mi hanno mai dato fastidio. Cerco sempre di essere superiore anche perché ci sono delle persone che sono limitate nella loro intelligenza. Non comprendono e non mi comprendono. Io rispetto questa mancanza di comprensione perché ci sono delle cose estreme”. E poi aggiunge: “La cosa più importante è amare il proprio corpo altrimenti non raccoglierai più alcun frutto di quel che hai seminato”.
Infine la regista conclude: “Bisogna imparare a comprendere e ad accettare il proprio corpo. Sono questi gli strumenti di cui dovremmo munirci tutti per vivere meglio. Noi viviamo nella totale libertà di scegliere quale è il nostro corpo aldilà di quello che ci viene imposto. Non c’è un limite a qualcosa che amiamo così profondamente. Forse è il senso stesso dell’esistere perché l’essere umano in ogni cosa prova a superare i propri limiti. È intrinseco nella natura umana quello di andare oltre”.