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Benedetta Porcaroli in Vangelo secondo Maria
“Più che scomodare Maria volevo innalzarla e farla sorridere”. Così Barbara Alberti alla presentazione del Vangelo secondo Maria. Non parliamo del suo libro, edito da Rizzoli, uscito per la prima volta nel 1979, ma l’omonimo film di Paolo Zucca tratto dal suo romanzo e da entrambi sceneggiato insieme a Amedeo Pagani e interpretato da Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann, nelle vesti di Maria e Giuseppe. La storia è quella di Maria, una ragazzina di Nazareth che sogna libertà e sapienza, desiderosa di imparare a leggere e a scrivere. Alla sinagoga si entusiasma per le storie della Bibbia e vorrebbe sempre più affrancarsi da un mondo fatto di leggi per i maschi scappando su un asino e andando lontano. In Giuseppe troverà un maestro e un complice.
“Scrissi questo libro per fare sorridere la Madonna- prosegue Barbara Alberti-. Lei è un’icona dell’obbedienza e io ero stata educata nella paura vedendo sempre queste Madonne che piangevano. Questa ragazzina a 13 anni va in Sinagoga e vede che esistono altri mondi e i profeti che discutono a tu per tu con Dio e sogna di scappare su un asino”.
E il regista dice: “Il progetto nacque tantissimo tempo fa quando feci nel 2009 L’arbitro, un corto molto spirituale girato in Sardegna. Barbara Alberti vide qualcosa di biblico nel mio lavoro e decidemmo di farne un film. C’è un tema e un controtema: da una parte il libero arbitrio, dall’altro il concetto che invece tutto è già scritto. Nel libro vince il tema della libertà, nel mio film invece siamo arrivati a una sintesi e ho lasciato lo spettatore libero di scegliere”. Ne sono passati tanti di anni dall’ideazione alla realizzazione e dopo essere stato presentato Fuori Concorso al 41. Torino Film Festival uscirà al cinema il 23 maggio distribuito da Vision Distribution. Nel cast anche Lidia Vitale, Leonardo Capuano, Andrea Pittorino, Giulio Pranno, Maurizio Lombardi, Fortunato Cerlino.
Protagonista assoluta (ovviamente) è Benedetta Porcaroli. “Quando ho letto il copione non potevo credere di poter interpretare Maria. È una ragazza che ha bisogno di conoscere per poter essere libera. Ci sono tanti elementi: la storia d’amore, la ricerca della sapienza e poi il tema mistico. Questa Madonna raccontata da Barbara Alberti è bellissima, è un’ipotesi che mi piacerebbe fosse vera. Ho sentito una grande urgenza nel raccontare questa storia”.
E Alessandro Gassmann dice: “Barbara ha reso questi personaggi iconografici terreni. E proprio questo mi ha fatto appassionare a questo progetto. Benedetta è riuscita a interpretare un ruolo davvero complesso e mi ha stupito e confortato. E per me è arrivata l’età giusta per interpretare questo tipo di ruoli”.
Tra i vari temi anche la lotta al patriarcato e di genere. Questa nuova versione di Maria però potrebbe non essere condivisa da tutti, rischiando di urtare una sensibilità religiosa soprattutto nel momento in cui si parla di violenza di Dio su Maria. “Dovremmo trovare il coraggio di tornare a offenderci e a difenderci- dice Barbara Alberti-. Scrissi questo libro come protesta estrema a un’educazione coatta che è stata pura violenza. Ora bisogna stare attenti a tutto. Chiamiamo le cose con il loro nome alla ricerca della verità. I cattolici non si offenderanno, semmai si offenderanno gli estremisti. Io sono per litigare e discutere. Io credo nel dialogo”.
“Noi non vogliamo riscrivere la storia- commenta il regista-. Non vogliamo dire che le cose sono andate come diciamo noi. Molti ci hanno detto Maria non era così, era una donna umile. Ma non voglio entrare nel merito. Questo film è un’ipotesi drammaturgica che si muove all’interno dei testi sacri, ma non volevamo assolutamente riscrivere la Bibbia. Sarebbe stata una cosa presuntuosa. La Madonna è diventata un simulacro e un simbolo e abbiamo provato a ridarle anima e vita. Molti cattolici che hanno visto il film lo hanno apprezzato. Penso che forse un Gesù ribelle o un San Giuseppe ribelle avrebbero fatto arrabbiare di meno proprio in virtù di un maschilismo che resiste”.
E sul filone femminista cavalcato dal suo film dice: “È un caso che proprio quest’anno sia uscito il film della Cortellesi che rivendica delle istanze femministe. Io non ho mai pensato che il mio film potesse andare di moda o inserirsi su un filone di racconto. Affronto il tema del libero arbitrio, del patriarcato, ma fondamentalmente il cuore del film è l’amore tra Giuseppe e Maria e finisce con un verso del Cantico dei cantici: forte come la morte è l’amore”.