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“Mi auguro che i giovani possano continuare a portare avanti le idee necessarie per costruire una comunità, un’America, un mondo migliore. Per secoli hanno tentato di far emergere la propria voce e indicare il cambiamento per difendere e rappresentare soprattutto le persone a cui non viene dato il giusto valore. Credo che tanti progressi siano stati fatti in termini di inclusività in tante culture e in tanti diversi Paesi, considerando i tempi difficili che viviamo”.
Parola di Bella Thorne che poi aggiunge “mi spaventano solo le rielezioni” alludendo alla possibile vittoria di Donald Trump nel voto presidenziale americano previsto a novembre 2024.
La cantante e attrice statunitense è in questi giorni in Sicilia in una doppia veste: protagonista del film di apertura del 70esimo Taormina Film Festival Saint Clare diretto dall’italo-americana Mitzi Peirone, e regista del suo secondo cortometraggio dal titolo Unsettled: "Diventare regista è stato importante per me, per la mia quotidianità, ma anche per la mia sanità mentale. – spiega Thorne – Quando per tutta la vita fai sempre lo stesso lavoro può diventare arido e rischi ti faccia disamorare. Invece la regia e soprattutto la scrittura mi hanno ritrasmesso amore per l’arte”.
Il cortometraggio si ispira ad eventi realmente accaduti e racconta una torbida storia di abuso sessuale risalente al 2010. Protagonista è un ragazzo gay, Jason Parks adescato in un locale di un Oklahoma profondamente conservatore. “L’abuso sessuale è la cosa peggiore in assoluto che si possa sopportare e subire. – aggiunge la regista – Abbiamo cercato di fare così con questo corto, sia nel modo in cui abbiamo realizzato le riprese, sia per gli aspetti sonori: di immedesimarci in ciò che Jason ha subito. Ho sentito il dovere di ascoltare con grande attenzione quello che il protagonista aveva da raccontare e poi trasfonderlo sullo schermo. Spesso negli abusi sessuali si tende a pensare che sia meno grave di un omicidio, ma le donne che l’hanno subito sanno che sono sullo stesso livello in termini di sofferenza e gravità”.
Un film che punta il dito anche contro l’indifferenza delle forze dell’ordine americane le quali, all’epoca dei fatti, non mostrarono solidarietà con la vittima. Ma Thorne si mostra fiduciosa in un cambiamento oggi in termini di sensibilità e solidarietà: “Considerando che i fatti sono avvenuti nel 2010, l’atteggiamento della polizia dell’Oklahoma e non solo era molto diverso rispetto a quello di oggi, anche se continuano a succedere eventi simili. Spero che questa storia possa aiutare a rendere più consapevoli le persone rispetto al problema”.
Inoltre il cortometraggio è stato propedeutico alla realizzazione di un lungometraggio dal titolo Color Your Heart diretto sempre da Thorne che dovrebbe vedere la luce entro l’estate. Nel prepararlo la cineasta ha ammesso “di essermi lasciata ispirare anche dal cinema italiano. Il film è un thriller oltre che un racconto di formazione. Ho girato delle scene in Italia perché amo il vostro Paese. Per esempio c’è un momento in cui il protagonista Jason guarda la televisione da bambino con il fratellino, e vedono vecchi film italiani” spiega la regista che poi esprime anche un desiderio: “Mi piacerebbe lavorare in futuro con Alice Rohrwacher”.
Protagonista di una carriera folgorante sin dalla tenera età nel mondo dello spettacolo tra televisione, musica e cinema, Thorne compirà ventisette anni il prossimo ottobre: “Sono consapevole, come tutti, delle dure conseguenze del dover crescere con la luce dei riflettori sempre puntata addosso. Può essere rischioso, ma il rischio esiste a prescindere da ciò che facciamo nella vita, ed è proprio questo che rende speciali i progetti. Fare un percorso che è sempre sotto la luce dei riflettori comporta ogni volta delle difficoltà” ha concluso l’interprete.