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Beetlejuice Beetlejuice
Beetlejuice, lo spiritello porcello, è tornato ed è più cattivo che mai. Del resto, trentasei anni passati nell’aldilà non potevano che renderlo maggiormente astioso nei confronti degli umani e dei fantasmi giudicati scarsamente malevoli, oltre ad aver reso irrefrenabile la sua ossessione per Lydia Deetz. Evocato proprio da lei per salvare la figlia adolescente Astrid, Beetlejuice pretende in cambio che tenga fede alla promessa di matrimonio estorta anni prima. Insomma, ancora una volta la festa è finita e inizia lo scontro tra forze del bene e del male in cui tre generazioni di Deetz sono chiamate ad affrontare vecchi e nuovi mostri.
Annunciato più volte e più volte rimandato, finalmente Tim Burton ha trovato la storia giusta per il sequel atteso da milioni di fan a ogni latitudine. L’idea centrale è la stessa, cioè quel che resta della famiglia Deetz contro Beetlejuice, ma il regista e gli sceneggiatori Alfredo Gough e Miles Millar hanno lavorato rendendo più affascinante il contatto tra mondo dei vivi e mondo dei morti immaginando porte che si aprono ora sull’uno ora sull’altro generando una continuità che sorprende e diverte.
Protagoniste terrene tre donne: nonna Delia fresca vedova, la sempre combattiva Lydia ormai adulta e la figlia Astrid, un trio femminile che fa dell’amore l’arma massimamente potente per sconfiggere gli spiriti cattivi. Una scelta narrativa che permette di far tornare Winona Ryder e introdurre nel cast Jenna Ortega, meravigliosa Mercoledì nella serie omonima firmata dallo stesso Burton. E naturalmente torna Michael Keaton, felice di infilarsi di nuovo i panni di Beetlejuice. Non mancano neppure le new entry tra cui Willem Dafoe, detective dell’aldilà con la fissa per la recitazione, Justin Theroux, subdolo pretendente alla mano di Lydia, e la pericolosa Monica Bellucci, femme fatale tanto bella quanto implacabile.
Keaton tra i protagonisti è il primo ad aver rotto il silenzio e essersi lasciato andare a dichiarazioni entusiastiche. “Ho visto il film - ha anticipato - ed è fantastico. L’originale era così divertente ed emozionante visivamente che non sapevo cosa aspettarmi. Abbiamo atteso molto prima di farlo perché l’unica cosa che avevamo deciso fin dall’inizio era che, se mai avessimo realizzato un sequel personalmente non ero assolutamente interessato a un prodotto costruito sulla tecnologia. Doveva sembrare fatto a mano. E questa è la cosa più emozionante, aver fatto un’opera così dopo tanto tempo”.
Uno dei punti di forza di Beetlejuice Beetlejuice, ha ragione Keaton, è nella dimensione di un immaginario artigianale che emerge potente pur nella fantasmagoria degli effetti speciali che all’epoca del primo capitolo erano necessariamente meno stupefacenti. Dietro alla ricchezza visiva dei due mondi resta difatti forte la mano da amante dell’animazione di Burton, un autore legato a una pratica cinematografica in cui l’essenzialità si è sempre sposata perfettamente con il desiderio e la necessità di sbalordire. Un sequel che non delude proprio perché fedele alle atmosfere dell’originale senza esserne copia, in grado di rinnovare le dinamiche della commedia dark e dell’horror appoggiandosi a una scrittura calibrata che esalta storia e personaggi, principalmente femminili.
La novità più importante è costituita proprio dal fatto che la vicenda ruota intorno alle tre Deetz, incarnazioni di momenti diversi della vita quali adolescenza maturità e terza età, ugualmente divise tra desiderio di stabilità e ribellione, amore per la famiglia e tensione verso la libertà, paura della morte e curiosità verso l’ignoto.
A esse si aggiunge la perfida Dolores interpretata da Bellucci, figura femminile che racchiude in sé la fascinazione di Burton per l’ultraterreno e la concretezza dell’amore che lo lega all’attrice. È sua una delle sequenze più memorabili, vero e proprio omaggio sentimentale, nella quale letteralmente si ricompone di fronte agli occhi dello spettatore passando da donna divisa in pezzi a presenza oscura e reale, anche se pur sempre all’interno di una dimensione orrorifica.
Se l’amore rappresenta un collante, non lo è meno l’ironia che attraversa l’intero film rendendo giocosa la rappresentazione di un aldilà in cui i trapassati coltivano i sentimenti che li animavano in vita, positivi o negativi che fossero, manifestati all’ennesima potenza. E a proposito di sentimenti negativi, quando si tratta di mostrare malvagità ovviamente Beetlejuice è il campione assoluto del genere, sebbene non così astuto come vorrebbe far credere perché anche lui vittima dell’emozione più forte: l’amore. Apertura della 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Beetlejuice Beetlejuice si conferma quale magica e divertente rappresentazione del mondo dei vivi e dei morti, un universo multicolore popolato da mostri in cui l’orrore regala sorrisi anziché salti sulla sedia. L’avvertimento per chi dovesse invece averne paura è lo stesso, mai pronunciare per tre volte di seguito Beetlejuice.