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Barbara Ronchi
“Nel panorama italiano spesso si fatica a concepire un film con una protagonista femminile perché si ha paura che il film non incassi. Paola Cortellesi ha dato una speranza di cambiamento nell’industria cinematografica anche in questo senso. C’è tanto dell’universo femminile che può essere indagato”.
Parola di Barbara Ronchi protagonista al Lecco Film Fest. Tanti gli argomenti affrontati e i film della sua carriera ricordati, nella lunga conversazione con Federico Pontiggia, a partire dal suo esordio nel 2013 in Miele. “Ero appena uscita dall’ Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico a Roma e Miele fu uno dei miei primi provini. È stato davvero bello essere diretta da Valeria Golino. Lei mi diede un grande consiglio. Mi disse: dimenticati di te e non pensare alla camera, lasciati guardare”.
Vincitrice del David di Donatello con Settembre (2022) diretta da Giulia Steigerwalt. “Giulia è partita come attrice e poi ha capito che voleva fare la sceneggiatrice. Nella sua opera prima da regista ovvero Settembre interpretavo Francesca, una donna sposata da tanti anni con un marito che perde un po’ di cura per lei perché diventa un po’ disattento. Era un film fatto di tanti inizi e l’inizio di Francesca coincideva con un tumore che le veniva trovato, da lei chiamato scossone. E poi ha un’amica che capisce di amare tanto”. E poi ancora: “Giulia voleva esplorare l’universo femminile e aveva voglia di mettere il suo sguardo su questa donna”.
Tante le registe con cui ha lavorato da Paola Randi in Tito e gli alieni (2018) a Francesca Archibugi ne Gli sdraiati (2017) fino a Cristina Comencini in Tornare (2019) e Maria Sole Tognazzi in 10 minuti uscito quest’anno: “un film che ha avuto un grandissimo successo, è uscito in poche copie ed è arrivato a un milione e mezzo di incasso, ora sta sulle piattaforme”.
E poi: “Sono stata fortunata. Sono tutte registe importanti con una grande storia e che sono state un esempio per me. Ho anche lavorato con tanti uomini importanti come Marco Bellocchio in Fai bei sogni nel 2016 e Rapito nel 2023 (per il quale vince il Nastro d’Argento da protagonista, ndr). In quest’ultimo ho interpretato Marianna, la mamma di Edgardo Mortara, uno dei personaggi più complessi che ho fatto. Certo è che avere avuto al mio fianco un attore bravo come Fausto Russo Alesi mi ha aiutata moltissimo e mi ha reso tutto più semplice. D’altronde quando reciti la cosa più importante è l’ascolto dell’altro, gli attori si devono parlare l’uno con l’altro, perché la nostra non è un’arte dimostrativa”.
E a proposito di arte non dimostrativa dice: “Bellocchio non fa niente per insegnare, non è dimostrativo. È un artista che osservi e da lì ti nasce il desiderio di emulare la sua vivacità intellettuale. Ha un pudore nel raccontare, un contenimento delle emozioni che ha a che fare con il rispetto delle storie che raccontiamo perché l’immedesimazione a un certo punto si deve fermare e merita anche un distacco. Bellocchio è un uomo libero e lo fa analizzando dei concetti che non danno mai fastidio a nessuno. Non semplifica, ma rende complesse le cose mostrandole sempre non in bianco e nero, ma con tanti colori, in modo che tu riesca a farti una tua idea non costretta”.
E sulla libertà, tema di quest'edizione del Lecco Film Fest, come da titolo “Signora libertà”, citazione tratta dalla famosa canzone di De André del 1981: “Per noi artisti è quella di seguire le storie che vogliamo raccontare. Senza pressioni esterne. Rifare sempre gli stessi ruoli ti ingabbia, la possibilità di fare tanti ruoli diversi è libertà”.
Protagonista anche di diverse serie tv come Imma Tataranni con Vanessa Scalera. “Con Vanessa eravamo amiche da prima. Recitare al suo fianco è come giocare a tennis con Sinner: diventa tutto più bello. Quando ho vinto il David si è presentata sotto casa mia all’una di notte con una grande bottiglia di champagne, lei aveva scommesso su di me e vinse un sacco di soldi”. E sulla televisione: “I prodotti televisivi talvolta sono più belli del prodotto cinematografico. Ti danno la possibilità di sviluppare i personaggio a tutto tondo. Non ci sono steccati tra cinema e tv”.
Mentre sulla competizione tra le attrici dice: “Tante volte ci mettono l’una contro l’altra per pochi ruoli e pochi film. Ma noi ci conosciamo, parliamo, facciamo gruppo e ci sosteniamo l’una con l’altra. Ci vorrebbero anche molto più produttrici donne”. I suoi modelli? “Sicuramente Anna Magnani e Monica Vitti. Mi piaceva il loro saltellare dalla tragedia alla commedia, anche nello stesso film e il loro avere uno sguardo sempre ironico, autoironico e un po' distante. I film che sceglievano mi hanno fatto anche un po' da modello. Ma Bellissima di Visconti è il mio film preferito, mi riconosco sia nella mamma che nella bambina”.
Tra poco la vedremo nelle nostre sale con Non riattaccare, il film di Manfredi Lucibello, liberamente ispirato al romanzo omonimo di Alessandra Montrucchio, che in serata è stato proiettato al Lecco Film Fest alla presenza del regista. “In questo film mi è stato dato uno dei ruoli più belli della mia vita. Manfredi Lucibello mi ha dato fiducia e questo è uno dei sentimenti più belli che si possano provare perché questo ti fa lavorare in un clima di assoluta libertà nel quale ti senti amata e capita”. Un clima nel segno della “Signora libertà” che per omaggiare questa grande attrice l'ha voluta premiare con il Premio Lucia.