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Anatomia di una caduta
Anatomia di una caduta non smette di vincere. Agli 81esimi Golden Globes il dramma familiare della francese Justine Triet la spunta quale film di lingua non inglese, e a farne le spese è anche Io capitano di Matteo Garrone, e per la migliore sceneggiatura, scritta dalla regista con il compagno Arthur Harari.
Anatomia di una caduta scava nei segreti di una coppia e mette al centro una scrittrice che “se ne frega di piacere agli altri e non si scusa della propria libertà”. Incarnata dalla strepitosa Sandra Hüller, vive con il marito e il figlio non vedente in uno chalet sulle Alpi francesi: quando il coniuge muore in circostanze misteriose, viene accusata di omicidio.
Dopo la Palma d’Oro a Cannes, l’exploit agli Oscar europei con cinque EFA (film, regia, sceneggiatura, montaggio e attrice protagonista), e gli oltre ventuno milioni di dollari nel mondo (in Italia distribuito da Teodora sta a un lusinghiero milione e 200mila euro), punta ai 96esimi Academy Awards con qualche buona speranza, e un handicap ineludibile: non correrà nella categoria d’elezione, miglior film internazionale, perché la Francia gli ha preferito il meno blasonato La Passion de Dodin Bouffant di Trần Anh Hùng. Il motivo?
Secondo le malelingue, Triet avrebbe scontato nella mancata designazione il discorso di accettazione della Palma a Cannes, allorché criticò la repressione da parte del presidente Emmanuel Macron del movimento di protesta contro la riforma delle pensioni. E ora? Il distributore americano Neon ci crede, la campagna Oscar di Anatomy of a Fall è viva e vegeta: non resta che attendere l’annuncio delle nomination il 23 gennaio e la cerimonia il 10 marzo.
Ai riconoscimenti della stampa estera accreditata a Hollywood, va poi registrato il flop di Barbie di Greta Gerwig, che trasforma solo due delle nove nomination: la canzone di Billie Eilish What Was I Made for? e il “Cinematic and Box Office Achievement”, il neonato e invero imbarazzante premio al sodalizio incassi & qualità. Nonostante la vetta del botteghino mondiale 2023, il plasticone miliardario della Mattel è stato sonoramente snobbato, ivi inclusa Margot Robbie battuta dalla Emma Stone di Povere creature!: che i giornalisti un poco si vergognassero di Barbie?
Peraltro, proprio Anatomia di una caduta e Povere creature! di Yorgos Lanthimos, dal 25 gennaio nelle nostre sale, sembrando custodire onori e oneri dell’autodeterminazione femminile a scapito del decantato e invero svanito dramedy di Gerwig: chi la spunterà?
A preservare l’orgoglio maschile, viceversa, Oppenheimer, la genesi della bomba atomica firmata da Christopher Nolan, che convalida cinque candidature su otto: film drammatico, regia, attore in un film drammatico con Cillian Murphy, attore non protagonista con Robert Downey Jr, colonna sonora. Un trionfo, anche, di genere.