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Jayne Mansfield in Baciala per me (credits: Annex)
Ho la patente da 26 anni. Non ho mai guidato in autostrada, nemmeno una volta. Colpa di Jayne Mansfield. In autostrada ci sono i camion, e i camion ti decapitano. Me lo dicevano da piccola, meglio il treno che poi in macchina finisci come lei, con la testa che rotola nei campi. Quasi nessuno ha visto per intero un film di Jayne Mansfield, tutti sanno chi è, com’era fatta, com’è morta.
La notte del 29 giugno 1967 Jayne viaggia sulla sua Buick Electra percorrendo la strada che viene soprannominata “la grande bugiarda”, perché nasconde curve che sono serpenti insidiosi.
Ha 34 anni e si è esibita in uno strip club del Mississippi per poi correre verso New Orleans, dove è attesa il giorno seguente come ospite di una tv locale. Se al cinema il suo nome non funziona più, Jayne fa ancora strike nei nightclub dove balla, si spoglia e a volte racconta barzellette.
A bordo della Buick: l’autista, Jayne con i suoi due chihuahua Popsicle e Momsicle e il suo nuovo compagno, l’avvocato Brody che la rappresenta nell’ennesima causa di divorzio. Sui sedili posteriori i 3 figli avuti con il secondo marito, famoso per essere stato Mister Universo.
A un certo punto, superata una curva, come un fantasma spunta un trattore fino a quel momento nascosto dall’enorme nuvola di pesticidi che sta spargendo per una disinfestazione. Un camion frena all’improvviso, ma la Buick non fa in tempo e finisce sotto all’autoarticolato, scoperchiandosi.
Nell’impatto muoiono sul colpo l’autista, Brody e Jayne con i due cani. Si salvano miracolosamente i figli.
Il comandante della polizia stradale parla di una Maria Antonietta biondissima e decapitata, anni dopo si scoprirà che non era vero, ma per decadi il mondo ha incontrato in sogno quel corpo stratosferico – di cui conosceva a memora le misure “101-53-89” – che fluttuava in cerca della sua testa.
Ciò che è vero: dopo l’incidente, ci sarà l’obbligo di installare su ogni camion la barra paraurti posteriore, detta anche “Mansfield bar”, per evitare alle macchine di fare la stessa fine.
La sua morte regala a Jayne la leggenda: per sempre bionda, per sempre stupida. Eppure Jayne stupida non è. Ha un QI di 148 (quando la media mondiale è di 100), che le permette di parlare con estrema facilità 5 lingue, suonare il violino, laurearsi in letteratura e dire serenamente a Oriana Fallaci, nel corso di un’intervista: “per conquistare il mondo una ragazza non deve esibire il cervello. In una ragazza glamour il cervello è sempre stato un elemento di disturbo”.
Per questo preferisce raccontare ai giornalisti che accoglie in bikini di “lavarsi esclusivamente nello champagne rosé, asciugarsi dentro pellicce di visone selvaggio, dormire in lenzuola di seta nera”.
D’altro canto, Jayne ha forgiato la sua carriera sull’essere la parodia vivente di Marilyn Monroe, la sua versione ancora più vaporosa e svaporata, indossando la caricatura e trasformandola in marketing a suo favore. Se a qualche party hollywoodiano c’è una piscina, sicuramente Jayne ci finirà dentro “per sbaglio” uscendone con l’abito incollato sul corpo che rende palese a tutti la totale mancanza di biancheria intima. C’è sempre un bottone che salta, una spallina che scivola, una scollatura che farà sibilare a Sophia Loren “si temeva che tutto quello che era costretto nel suo vestito esplodesse e finisse sparso sul tavolo”.
Ma è interessante capire la determinazione che ha trasformato Vera Jayne Palmer, una ragazza della Pennsylvania, classe 1933, a diventare la regina degli abiti che si distruggono da soli.
Se decidi di sposarti per amore a 16 anni e resti incinta a 17, sono oggettivamente poche le possibilità di fare altro che la casalinga e la madre, nell’America degli anni ’50. Eppure Jayne ha molti piani per se stessa, e ancor più ambizione. Aspetta che suo marito vada in guerra per iniziare la sua, di battaglia. Si iscrive a tutti i concorsi di bellezza, diventa “Miss Photoflash”, “Miss Magnesium Lamp” e “Miss Fire Prevention”, il fuoco cammina con questa ragazza fosforescente che ogni tanto si lascia dietro un marito.
Va detto che Mr. Mansfield per un po’ ci prova, quando torna dal fronte si trasferisce in California perché lei vuole avvicinarsi a Hollywood, ma poi è geloso, sempre più geloso…
Jayne intanto dà il via alla sua storia di celluloide chiamando il centralino della Paramount e dicendo la pura verità: “voglio diventare una star”. Non sappiamo cosa le è stato risposto, ma quel che è certo è che, ai primi provini, viene respinta perché è troppo provocante e per un certo periodo lavora come venditrice di caramelle nei cinema. Grazie ai servizi fotografici come quello su Playboy ottiene la prima parte nel 1955, in contemporanea con la data del divorzio da Mr. Mansfield. Girerà una ventina di film di cui stentiamo a ricordare i titoli, ma ricordiamo benissimo lei, presenzialista del gossip: vengono sussurrate sue tresche con John Fitzgerald Kennedy e il fratello Robert, giusto per continuare l’ambiguità del gioco con il suo doppelganger Marilyn.
Tra un film e l’altro si sposa e divorzia tre volte, e ha cinque figli che amerà molto. Oriana Fallaci, dopo averla intervistata, aveva detto che era “la ragazza più simpatica, più sincera e più incompresa d’America”. E Oriana aveva (sempre) ragione.