Il numero di Donne Chiesa Mondo che esce sabato 6 luglio parla di cinema (e un po’ di teatro) e della evoluzione significativa della settima arte nel modo di rappresentare i temi religiosi o spirituali da quando le donne hanno assunto un protagonismo diverso nella società, nella cultura, nella Chiesa. Titolo di copertina Al cinema con Maria. È realizzato in collaborazione con Rivista del Cinematografo – Fondazione Ente dello Spettacolo.

Per il mensile femminile dell’Osservatore Romano, curato da Rita Pinci, lo sguardo femminile, in taluni casi apertamente femminista, di registe e attrici ha contribuito a ridefinire il rapporto tra donne e fede attraverso narrazioni potenti e innovative e, come scrive la giornalista cinematografica Gloria Satta nella sua inchiesta, ha aperto la strada a una riflessione, anche da parte maschile, profonda e critica sul ruolo delle donne nel raccontare la sfera del sacro.

Guardiamo la figura di Maria. Sul grande schermo la madre di Gesù esce già dal cliché devozionale con registi come Roberto Rossellini e Pierpaolo Pasolini. Ma oggi l’immagine cinematografica della Madonna sfida le convenzioni tradizionali e in un modo che non può prescindere dalle riletture bibliche delle teologhe e dalle nuove idee del femminile che cambiano il mondo. Vedi il recente Vangelo secondo Maria, il film di Paolo Zucca con Benedetta Porcaroli tratto dal romanzo di Barbara Alberti.

Non è questione solo di figura Mariae che Renato Butera, docente di Cinema e linguaggi cinematografici all’Università Salesiana di Roma ritrova in molti film degli ultimi anni, ad esempio Million Dollar Baby di Clint Eastwood o The Tree of Life di Terrence Malick, e anche in Edward mani di forbice di Tim Burton. È la rappresentazione di sante, fedeli, religiose che si fa più sfaccettata e autentica ed esce da antichi stereotipi. Film come Agnese di Dio o The Magdalene Sisters sono testimonianze di una realtà femminile spesso ignorata, talvolta nascosta, e raccontano senza timore e crudamente la sofferenza e la resilienza delle donne in un contesto religioso repressivo, sottolinea la giornalista Vittoria Prisciandaro che ha intervistato suor Patrizia Rossi, che si occupa dei Cinecircoli giovanili socioculturali salesiani.

La spinta delle donne, insomma, ha ampliato il concetto di sacro al cinema, de-costruendolo quando necessario e includendo elementi di spiritualità laica e quotidiana. Come ha fatto Liliana Cavani, la cui carriera di regista è caratterizzata da una continua esplorazione del sacro e del profano (tre film su san Francesco), che la giornalista Emanuela Genovese intervista in parallelo con Susanna Nicchiarelli, suo il film Chiara presentato a Venezia due anni fa. Come fa Alice Rohrwacher, regista che scandaglia i temi della spiritualità e della sacralità con sensibilità, ponendo spesso al centro delle sue storie personaggi femminili complessi e profondamente umani, di cui parla don Davide Milani, direttore della Rivista del Cinematografo.

C’è anche la voce di due attrici che a teatro hanno impersonato la Madonna. Galatea Ranzi che ha portato in scena il monologo In nome della madre tratto dal libro di Erri De Luca e Michela Cescon protagonista di Il testamento di Maria tratto dal romanzo di Colm Tóibín.