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Souleymane Cissé
Il regista maliano Souleymane Cissé, uno dei padri fondatori del cinema africano, è morto mercoledì 19 febbraio in una clinica di Bamako. L’indomani era atteso a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, dove avrebbe dovuto presiedere la giuria di un festival. Aveva 84 anni.
Vero pioniere che ha influenzato e ispirato generazioni di autori, Cissé si è affermato come uno dei massimi narratori del continente, attraverso un’opera caratterizzata da un profondo umanesimo e da un radicale impegno politico. Il suo lavoro testimonia lo sviluppo del realismo sociale e il recupero della tradizione. I suoi film hanno rappresentato senza compromessi la violenza militare, l’abuso di potere, gli effetti del patriarcato sulle donne e i giovani.
Nato a Bamako (Mali) nel 1940, Cissé completò gli studi a Dakar e poi ottenne una borsa di studio al VGIK di Mosca. Al suo ritorno, divenne fotoreporter per il Ministero dell’Informazione. Nel 1975, girò Den Muso (The Young Girl), il primo lungometraggio di finzione del Mali in lingua bambara, che fu immediatamente vietato dalle autorità. Seguì Baara (The Porter) nel 1977, Finyè (The Wind) nel 1981 e il suo capolavoro Yeelen, la luce, che si ispira alle leggende del popolo Bambara e con cui vinse il Premio della Giuria a Cannes nel 1987. Nel 1995 è tornato sulla Croisette con Waati (Il tempo). Gli altri suoi film sono Min Ye (2009), O Sembene! (2013), O Ka (2015).
È uno dei due soli registi ad aver vinto due volte il primo premio del Festival panafricano del cinema e della televisione del Burkina Faso (FESPACO), uno dei più grandi e prestigiosi in Africa.
Nel 2023 la Quinzaine des cinéastes di Cannes gli ha consegnato la Carrosse d’Or, un premio assegnato ai registi che hanno “segnato la storia del cinema con la loro audacia, il loro rigore e la loro intransigenza nella messa in scena”. Figura monumentale del settore, Cissé è stato anche il fondatore e presidente dell’Unione dei creatori e degli imprenditori cinematografici e audiovisivi dell’Africa occidentale.