È morto a New York, all’età di 93 anni, James Earl Jones, monumento dello spettacolo americano, considerato tra gli attori più illustri e versatili d’America. Tra i pochi artisti ad aver completato l’EGOT (la vittoria dei quattro principali riconoscimenti dello showbiz americano: Emmy, Grammy, Oscar, Tony), è stato inserito nell'American Theater Hall of Fame nel 1985 e insignito della National Medal of Arts nel 1992, del Kennedy Center Honor nel 2002, dello Screen Actors Guild Life Achievement Award nel 2009 e dell’Oscar alla carriera nel 2011. 

Nato nel Mississippi nel 1931, dotato di una voce profonda, Jones debutta a Broadway nel 1957 con Sunrise at Campobello ma è con le produzioni del festival Shakespeare in the Park che si impone, partecipando ad allestimenti di Otello, Amleto, Coriolano e Re Lear. Nel 1968 vince il Tony Award per il ruolo del pugile protagonista di The Great White Hope, che due anni dopo diventa anche il suo primo grande ruolo per il cinema (negli anni Sessanta era apparso ne Il dottor Stranamore e I commedianti). Grazie al film tratto da quell’opera, diretto da Martin Ritt e intitolato in Italia Per salire più in basso, Jones riceve la nomination all’Oscar come miglior attore protagonista e al Golden Globe, premio, quest’ultimo, che vince quale miglior attore promettente. Ottiene un’altra candidatura al Golden Globe grazie alla commedia romantica Claudine (1974).

Nel 1987, Jones vince un secondo Tony Award come miglior attore per Fences di August Wilson e viene candidato altre due volte per On Golden Pond (2005) e The Best Man (2012), ricevendo un premio alla carriera nel 2017. Jones ha recitato in produzioni teatrali di grande successo come Il giardino dei ciliegi (1972), Uomini e topi (1974), La gatta sul tetto che scotta (2008), A spasso con Daisy (2010), Gin Game (2015) e La notte dell’iguana (2017).

La fama internazionale arriva soprattutto come doppiatore: dal 1977, Jones dà la voce a Darth Fener nel franchise di Star Wars, mentre nel 1994 interpreta Mufasa nel film d’animazione Il re leone (ruolo che riprende nel remake del 2019). E si consolida grazie a ruoli come Thulsa Doom in Conan il barbaro (1982), il re in Il principe cerca moglie (1988) e Il principe cerca figlio (2021, suo ultimo credito), lo scrittore progressiste de L’uomo dei sogni (1989), James Greer in Caccia a Ottobre Rosso (1990), Giochi di potere (1992) e Sotto il segno del pericolo (1994), il giudice in Sommersby (1993). Jones lascia il segno anche in film meno popolari come Giardini di pietra (1987) in cui interpreta un sergente e Terra amata – Cry, the Beloved Country (1995) in cui è un sacerdote durante l’apartheid sudafricano.

Rilevante anche la sua carriera televisiva: ricordiamo Jones nei ruoli di Baldassarre in Gesù di Nazareth (1977), di Alex Haley in Radici – Le nuove generazioni (1979) e dell’ex poliziotto di La legge di Bird (1990-91, che gli vale un Emmy), nonché guest star in varie serie come Law & Order (1993), Ai confini della realtà (1994), Will & Grace (2003), Everwood (2003-2004), Due uomini e mezzo (2008), Dr. House (2009) e The Big Bang Theory (2014).