Esistono interpreti a cui basta un film per consegnarsi all’eternità. Henri Serre, morto il 9 ottobre nell’Occitania all’età di 92 anni, era uno di questi. Magari a molti può sembrare un carneade, ma Serre ha dato vita a un personaggio che ha trasceso l’attualità per entrare nel mito: il Jim di Jules e Jim, capolavoro di François Truffaut del 1962 in cui costituisce un triangolo amoroso nella Parigi bohémienne nei giorni che precedono la Prima guerra mondiale.

Un ruolo iconico, che un critico sublime come Alberto Farassino apprezzò per la “mobilità nervosa”, ma che rappresenta un unicum nella carriera di Serre, attore dapprima teatrale che il cinema scopre all’inizio degli anni Sessanta: nello stesso anno di Jules e Jim, lo vediamo in Gli amanti dell’isola di Alain Cavalier, altro “triangolo” tra amore e politica (gli altri vertici sono Jean-Louis Trintignant e Romy Schneider). Truffaut lo richiama come narratore in Antoine e Colette, seconda avventura di Doinel e splendido episodio del collettivo L’amore a vent’anni (1962).

Lo troviamo, sempre da comprimario, anche in Il processo di Verona di Carlo Lizzani (1963) dov’è Emilio Pucci, Fuoco fatuo di Louis Malle (1963), La main di Henri Glaeser (1967), Il romanzo di un ladro di cavalli di Abraham Polonsky (1972), La vie facile di Francis Warin (1973), Le Sourire vertical di Robert Lapoujade (1973), L'affare della Sezione Speciale di Costa-Gavras (1975), L'Ordre et la sécurité du monde di Claude d’Anna (1978), Une nuit rêvée pour un poisson banal di Bernard Guillou (1980), La Révolution française: Les Années lumière de Robert Enrico (1989). Attivo anche in televisione, il suo ultimo ruolo è proprio sul piccolo schermo, nella miniserie Belle Époque diretta Gavin Millar e tratta da un’idea originale di Truffaut.