Addio a Glauco Mauri. Gigante del teatro, presenza carismatica anche al cinema e in televisione, nato a Pesaro nel 1934, avrebbe compiuto 94 anni il prossimo 1 ottobre.

Allievo di Orazio Costa, Sergio Tofano, Wanda Capodaglio, Mauri ha lavorato per settant’anni, imponendosi con I fratelli Karamazov per la regia di Memo Benassi (1954). Franco Enriquez lo dirige negli allestimenti di Re Lear (1955), La tempesta (1957), Pene d’amor perdute (1961), L’ultimo nastro di Krapp (1961), Sogno di una notte di mezza estate (1962), La bisbetica domata (1962), Come vi piace (1966), Il mercante di Venezia (1967). Per alcuni anni, lavora con la Compagnia Proclemer-Albertazzi, finché nel 1961, fonda con Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati (in seguito entrerà a farne parte anche Mario Scaccia) la Compagnia dei Quattro.

Lavora con Giorgio De Lullo ne I due gentiluomini di Verona (1963), Luigi Squarzina in Troilo e Cressida (1964), Gianfranco De Bosio in Riccardo II (1966), Luca Ronconi nell’Orestea (1972), Antonio Calenda in Riccardo III (1979),

Nel 1981 fonda la Compagnia Mauri-Sturno con Roberto Sturno, attore legato a Mauri da un lungo sodalizio artistico. Tra le loro produzioni, Edipo re – Edipo a Colono, (1982), Re Lear (dal 1984), Faust (1986), Don Giovanni (1989), L’idiota (1993), La tempesta (1995), Volpone (2002), Il bugiardo (2003), Il Vangelo secondo Pilato (2008), Una pura formalità (2013), Finale di partita (2017) fino all’ultima recita del 20 settembre scorso, De profundis di Oscar Wilde.

Significative le presenze sul piccolo schermo, dalle prose come La bisbetica domata di Daniele D’Anza (1958) a I masnadieri di Anton Giulio Majano (1959) fino a Corruzione al Palazzo di giustizia di Ottavio Spadaro (1966) agli sceneggiati Coralba di D’Anza (1970), I Buddenbrook di Edmo Fenoglio (1971), I demoni di Sandro Bolchi (1972), I vecchi e i giovani di Marco Leto (1979).

Poche ma notevoli le apparizioni cinematografiche: è il memorabile protagonista, un borghese ozioso e incoerente, in La Cina è vicina di Marco Bellocchio (1967), lo scrittore interessato al disagio psichico in L’ospite di Liliana Cavani (1972), lo psichiatra spaventosamente ucciso da un bambolotto in Profondo rosso di Dario Argento (1975), il papà di Nanni Moretti in Ecce bombo (1978). Come doppiatore, ha prestato la voce a Ned Beatty in Quinto potere, Peter Cushing (il governatore Tarkin) in Guerre stellari e Laurence Olivier in Il maratonetaI ragazzi venuti dal Brasile.