Françoise Hardy, cantautrice tra le più iconiche del secondo Novecento, è morta ieri, 11 giugno, dopo una lunga malattia. Aveva 80 anni. A dare l’annuncio sui social, il figlio Thomas DuTronc, avuto dal del cantante e attore Jacques Dutronc.

Hardy ha segnato l’immaginario degli anni Sessanta, esplodendo nel 1962 con Tous les garçons et les filles: la canzone, che rappresenta il disagio adolescenziale del periodo, viene presentata in una trasmissione televisiva, ottiene subito un successo travolgente e vende più di due milioni di copie in tutto il mondo, facendo di Hardy uno dei simboli della generazione yéyé.

Lo stile sentimentale, sussurrato, antiretorico viene imitato da moltissime colleghe e la sua popolarità dilaga: Gran Bretagna (nella Swinging London incontra Beatles e Rolling Stones, indossa le minigonne di Mary Quant e scala la top ten con All over the world), Spagna, Giappone, Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti e anche l’Italia – negli anni in cui si afferma anche Catherine Spaak, figura simile – si accorge di lei. Hardy incide i brani È all’amore che penso e L’età dell'amore, arriva prima in classifica, partecipa nel 1966 al Festival di Sanremo con Parlami di te cantata in coppia con Edoardo Vianello.

Hardy lancia una serie di hit come C’est à l'amour auquel je pense, Comment te dire adieu, Le premier bonheur du jour, L’amour d’un garçon, Saurai-je ?, Mon amie la rose, Des ronds dans l’eau e, nel 1967, crea la propria casa di produzione, la Asparagus. Un anno dopo, alla fine di una tournée in Sudafrica e a Kinshasa, abbandona le esibizioni dal vivo. Negli anni Settanta collabora con Serge Gainsbourg e Georges Moustaki, diventa sempre più indipendente e si appassiona a psicologia e astrologia. Sull’onda della discomusic, fa faville con J'écoute de la musique. Incide album fino agli anni Dieci del Duemila, con ottimi riscontri di critica e pubblico.

A rafforzare lo statuto iconico di Hardy contribuiscono Bob Dylan, Jacques Prévert e Manuel Vázquez Montalbán che le dedicano poesie e componimenti, Robbie Williams, Carla Bruni, Benjamin Biolay e altri artisti che incidono cover dei suoi brani e, naturalmente, il cinema. Hardy viene chiamata da Roger Vadim per Il castello in Svezia (1963) e da John Frankenheimer per Grand Prix (1966), appare in Il maschio e la femmina di Jean-Luc Godard (1966), partecipa a musicarelli (I ragazzi dell’Hully Gully, Per un pugno di canzoni, Questo pazzo, pazzo mondo della canzone, Altissima pressione).

Soprattutto, le sue canzoni attraversano moltissimi film: Femme parmi les femmes in Chissà se lo farei ancora di Claude Lelouch (1976), Le premier bonheur du jour in Sciampiste & Co. di Tonie Marshall (1999), Message personnel e Il n’y a pas d’amour heureux in 8 donne e un mistero di François Ozon (2002), Des ronds dans l’eau in Ricordati di me di Gabriele Muccino (2003), L’amitié in Le invasioni barbariche di Denys Arcand (2003), Tous les garçons et les filles in The Dreamers di Bernardo Bertolucci (2003), All Over the World in I Love Radio Rock di Richard Curtis (2009), Le temps de l’amour di Moonrise Kingdom di Wes Anderson (2012), L’amour d'un garçon, A quoi ça sert, Première rencontre e Je suis moi in Giovane e bella di Ozon (2012), Mon amie la rose in Vortex di Gaspar Noé (2021).