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Filippo Scicchitano e Pilar Fogliati in Finché notte non ci separi. Credits: Francesco Marino
"Questo viaggio nella notte di due innamorati è un pretesto per raccontare una ricerca di noi stessi. Abbiamo fatto una commedia che strizza l’occhio a temi profondi, al mondo traballante dei trentenni in cui non sei più né un ragazzino né un adulto: sei di fronte a un bivio ”.
Il regista Riccardo Antonaroli presenta al Taormina Film Festival la commedia Finché notte non ci separi con protagonisti Filippo Scicchitano e Pilar Fogliari che sarà distribuita da 01 Distribution nelle sale a partire dal 29 agosto.
“Gli sceneggiatori si sono ispirati alla commedia israeliana Honeymood, – spiega il cineasta - trasportandola nel mondo romano, nelle nostre aspirazioni di trentenni che vivono in Italia”.
Il film racconta le peripezie notturne nella capitale di Valerio ed Eleonora durante la prima notte di nozze. La sposa, infatti, ritrova per caso nella giacca del marito un anello che gli è stato regalato dalla ex ragazza Ester. Tanto basta a mettere in crisi la sposa e girare di notte tutta la città in notturna alla ricerca di conferme e verità.
Filippo Scicchitano interpreta Valerio, “un personaggio romantico che crede nel matrimonio, ma è attento a far quadrare sempre i conti, dato che di professione è agente immobiliare. Il ritrovamento sospetto di un anello manda all’aria le sue certezze, crea una situazione di panico a cui deve cercare di prendere le misure per tutto il film”. Pilar Fogliati invece è corpo e voce di Eleonora: “Un personaggio che incarna un aspetto molto generazionale: – spiega l’attrice - decide di sposarsi, è sinceramente innamorata, ma entra in una crisi esistenziale appena capisce che fa una promessa che dura per sempre. Ha rinunciato ad un suo sogno, vuole sposarsi ma inseguire ancora i suoi sogni”.
Il regista, però, rifiuta l’etichetta di film di genere ed esalta il lavoro di scrittura della storia fatto da Roberto Cimpanelli, Giulia Martinez, Susanna Paratore: “Non è una commedia romantica, i personaggi non si dicono quasi mai ‘ti amo’. Tutti i generi sono belli se c’è una bella sceneggiatura dietro, una tridimensionalità della storia, una bella costruzione dei personaggi”.
Oltre la scrittura, fondamentale è stato l’apporto recitativo del cast per un film girato in condizioni particolari. Antonaroli non manca di sottolinearlo: "Quando hai attori bravi al tuo fianco, sei agevolato a girare. Lavorare completamente di notte ti porta a vivere la notte, ho vissuto il film come se ci fossi cascato dentro. Girare ad agosto a Roma in notturna, poi, è difficile: c’è meno tempo a disposizione perché alle 4 di mattina arriva l’alba. Per cui abbiamo fatto tante prove con gli attori, dovendo raccontare solo otto ore di vita dei personaggi”.
Prove su prove che hanno consentito di creare “l’alchimia giusta che si è creata tra me e Filippo. – sottolinea Pilar Fogliati – Merito del regista e del produttore che ci hanno dato la possibilità di lavorare tanto, di preparare le scene a lungo”.
Produttore del film è Francesco Cimpanelli: "Volevamo realizzare un prodotto che fosse popolare ma di qualità. Il vero motore del film è Paolo Del Brocco che ha affidato a un gruppo di ragazzi della stessa età una macchina produttiva importante. Un’esperienza non così comune nel nostro panorama. Abbiamo messo insieme i giovani e la sapienza di maestranze esperte: abbiamo coinvolto la montatrice Esmeralda Calabria, il compositore Andrea Guerra, il direttore della fotografia Federico Annichiarico”.
Un’operazione produttiva non consueta da noi dove “la commedia – spiega Cimpanelli – è vista come un prodotto un po’ facilone. Invece ci ha stimolato il dover cercare di coniugare qualcosa di classico e di moderno. Finché notte non ci separi è un film diretto, ma con dentro una grande anima, che intrattenendo e facendo divertire speriamo possa suscitare qualche riflessione”
Poi il produttore ha ripercorso la genesi realizzativa della storia: “Il film da cui è tratto è stato visto a Taormina tre anni fa. Honeymood è un film molto particolare, sembrava una storia da cinema italiano anni Cinquanta, ma inserita nella cultura israeliana. Abbiamo voluto trasportarlo in Italia senza perdere leggerezza e ingenuità, costruendo personaggi con cui il pubblico potesse entrare in empatia e verso cui sviluppare una sensazione di benevolenza”. Dopo la scelta del soggetto, è venuto il momento di scegliere il cast: “Abbiamo affidato la regia a Riccardo Antonaroli – spiega Cimpanelli – di cui ho già prodotto il cortometraggio Cani di Razza. Poi abbiamo cercato di individuare i due attori più talentuosi di questa generazione come Scicchitano e Fogliati”. Scelte precise, dettate dall’esigenza di unire freschezza e impulsività della generazione giovane con la sapienza di artisti esperti come Esmeralda Calabria, Federico Annichiarico e Andrea Guerra. Questo film è una torta fatta da vari strati”.
Intorno ai due personaggi principali, però, si muovono poi una serie di altri interpreti molto apprezzati e popolari tra il pubblico: “I personaggi interpretati Lucia Ocone e Giorgio Tirabassi dovevano incarnare dei genitori medioborghesi che non fossero assolutamente stereotipati. Neva Leoni e Claudio Colica, poi, sono realmente marito e moglie nella vita, così ci ha divertito l’idea di renderli ex dell’uno e dell’altra”.
Finché notte non ci separi è una commedia in un Paese che stenta a realizzare film simili. Il produttore indica vari motivi alla base del problema: “In Italia siamo stati invasi di prodotto con poco tempo a disposizione per confezionarlo. In Israele la scrittura del film passa vari passaggi, lì si investe soprattutto sulla sceneggiatura. In Italia si fa fatica a girare sceneggiature non scritte dal regista, ed è un errore. All'estero, invece, succede sempre. Il regista qui è considerato un fac totum che interviene su tutti i piani produttivi. Questo è un film che parte dalla produzione, è un organizzazione che prevede del tempo per arrivare al risultato finale, ci lavoriamo più di un anno e mezzo e abbiamo dedicato tanto tanto tempo alla scrittura”.
Infine il produttore si spinge a indicare soluzioni alle storture del sistema: “Per fare un cinema sano penso che vada rapportato il costo di un film al suo contesto. Girando tutto a Roma, di notte, ci ha consentito di concentrare le risorse laddove servivano. Bisogna creare prodotti sostenibili e creare sulla qualità dei giovani. ”