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Zoran - il mio nipote scemo
Alticcia provincia friulana. Il grassone del villaggio s'ingozza, beve e sbraita. Vagheggia di amori impossibili e di fughe improbabili. Un giorno andrà via, dice. E tutti gli ridono dietro, sciagurata macchietta. Poi schiatta una parente slovena ed ecco l'eredità che non t'aspetti, un ragazzino occhialuto, compito fino all'autismo: Zoran, il mio nipote scemo.
Commedia tra l'Italia e la Slovenia, amabile come il vino e spensieratamente infelice come un dopo-sbornia. Ci si salva solo con gli altri: morale adamantina. Il film veleggia dalle parti della favola, come tanta produzione recente. Ma qui tutto si tiene e si giustifica grazie alla maestria con cui Oleotto (all'esordio!) organizza le molecole del racconto, alla fiducia che trasmette, alla genuinità capace di distillare gli umori di un paese di confine.
E di confine Zoran lo è anche rispetto alla geografia del nostro cinema, per come fonde ironia e amarezza, ritratto e cornice ambientale, comicità popolare e umanissima empatia.
Si scivola nella macchietta, fa capolino il sentimentalismo, ma ci può stare: per il delicato equilibrio dell'operazione e per la prima volta dell'autore, aiutato da un Battiston “esagerato”, semplicemente perfetto in un ruolo tagliato su misura.