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Adam Sandler è
Zohan
Servirebbe uno come Zohan per mettere la museruola, una volta per tutte, ai cervelloni del marketing che mettono i sottotitoli italiani. Il Borat israeliano è arrivato, si porterà dietro un po' di polemiche - la sua comicità politica demenziale darà fastidio - e surclasserà il cugino kazako. A patto, però, che lo vediate in lingua originale, con un sontuoso ed esilarante Adam Sandler a replicare l'accento dell'inglese parlato a Tel Aviv e con Turturro alle prese con un irresistibile anglo palestinese. Già, perché Zohan, sessuomane ma soprattutto agente del Mossad invincibile, dovrebbe fare un salto anche in sala doppiaggio e prima di stenderli con le sue mosse, mix tra Matrix, Nadia Comaneci e Jackie Chan, chiedergli perché dovrebbe parlare con la erre moscia (passi) e soprattutto con una patata in bocca. Ma pazienza, la premiata ditta Judd Apatow-Adam Sandler (anche cosceneggiatori per il regista, o meglio l'esecutore, Dennis Dugan), scavando nelle proprie origini - Allen insegna - si scatena e partendo dalla spiaggia di Bat Yam e dalle sue bellezze arriva a New York cercando di seppellire il Medio Oriente e i suoi fanatismi sotto quintali di gag che definire selvagge è un eufemismo.
Zohan Dvir è il migliore, ha doti straordinarie, nascoste e non, è un'arma letale, che sia al servizio dell'amore e dell'odio. Il problema è che ha un sogno troppo ingombrante, diventare un parrucchiere. Altro che uzi, lui vuole phon, tinte, forbici. L'unica è fuggire da questa guerra che non sopporta, in cui non crede, di cui è l'eroe goliardico. Vuole la pace, ma non quella dei sensi, e divertirsi. E serenità e forse amore li trova in un Caramel a stelle e strisce e nella splendida Emanuelle Chriqui. Palestinese. Tra cammei geniali (Fonzie terrorizzato, John McEnroe tifoso stripper), risate crasse (si sa, Judd e Adam non vanno mai per il sottile) e un gran ritmo si incappa anche in un finale molto politico, per cui gli opposti estremismi sono forse figli di un'unica strumentalizzazione. Occhio alla colonna sonora da urlo, o come direbbe Zohan: disco disco!