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Yadasht Bar Zamin
Come un Giobbe era il titolo di un libro di poesie misconosciuto (Casa Editrice Il Leone, autore Sebastiano Magnani) dove il protagonista, autore in prima persona dei poemi, si sentiva ingiustamente messo alla prova da un dio vendicativo che gli aveva tolto prole, anima e speranza. Il protagonista di Tracce sulla terra se non è una sorta di figura biblica del calibro del paziente Giobbe, poco ci manca. Semmai, è la reazione davanti alla privazione della figlia (morta durante il parto) che si fa mistica e bestialmente lineare. Al grido di "la mia vita è tua, tutte le mie cose sono tue" e "ti do due pecore, tu dammi un figlio", il pastore iraniano dà il via ad una sorta di strage di innocenti per conto della sua devozione totale: moglie per prima e bambini del vicinato poi. A forza di "salvare i bimbi dal peccato" per darli a dio, si tramuta in un serial killer che verrà presto individuato da una folla inferocita che gliela farà pagare. Il problema è che raccontando lo svolgimento narrativo si rischia di escludere l'incredibile e inusuale messa in scena. A partire dall'insolita ambientazione invernale iraniana (neve, vento e nebbia), passando da una recitazione isterica e persino straniante nelle sue infinite litanie di parole identiche e cantilenanti come di insistenti effetti sonori, fino ad arrivare ad un frenetico e continuo sperimentalismo in tema di linguaggio cinematografico. Ali Mohammad Ghasemi delega al montaggio una funzione peculiare, scandendo un ritmo prettamente antirealistico, taglia gli spazi come Sam Raimi faceva ne La Casa e infine prova continuamente a rilanciare una infinita ricerca espressiva, fatta di inquadrature che mozzano il fiato, di inclinazioni dell'asse impossibili, di focali corte che deformano orrorificamente l'immagine. Un linguaggio errante e all'apparenza impreciso e caotico, che non fa altro che sovrapporsi al tormento divino che vive il protagonista, creando una simbiosi tra un visionario punto di vista extradiegetico ed esasperati elementi diegetici. Un tour de force della follia e della degenerazione di ogni credo. Con un finale che lascia inebetiti ed un messaggio in più a favore della vita, contro ogni tipo di fanatismo religioso.