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Wilde Salomè
Probabilmente Al Pacino non poteva scegliere storia e personaggio più esemplare di Salome - quella di Oscar Wilde - per raccontare un'ossessione. La tensione dell'artista verso la bellezza non è un rovello diverso da quello che dovette consumare la povera figlia di Erode, schiantata dal rifiuto di Giovanni Battista. Wilde Salome - fuori concorso, sommerso da applausi - è un'opera narcisista. L'artista vacilla, forse cade, nel tentativo di afferrare la propria illusione. Ma siccome la perfezione non è di questo mondo e Pacino fortunatamente lo sa, il docu-film non ha nulla di pretenzioso. E'un'operazione stranamente leggera su questioni importanti. Merito di un approccio che si barcamena tra la passione e il distacco.
Al Pacino vuole fare un film. Ma non vuole fare veramente un film. Vuol fare un film sul suo mettere in scena la Salomè di Wilde trasformandolo in un reading, ovvero eliminando l'artificio scenico a favore della "parola". Ma non desidera (solo) realizzare una rappresentazione teatrale quanto filmare questo desiderio. Il work in progress (che non si esaurisce nemmeno nel finale) è figura di uno scarto continuo tra l'azione e l'intenzione del regista, che arriva a confondere gli stessi attori (su cui spicca una bravissima, sensuale, Jessica Chastain). Cos'è un desiderio, un'ossessione, se non la misura della distanza tra l'intenzione e l'azione? Ciò che accomuna Pacino e Wilde, Salomè ed Erode è il tarlo che vivifica e corrode. Insieme, indissolubilmente.
Non diversamente da Riccardo III, anche questo terzo lavoro di Pacino è insieme teorico e intimo, spocchioso e umile, furioso e controllato. Profondo, perché tocca i nodi dell'arte e della politica, dell'amore e della violenza. E leggero, condotto sul filo di un'inconsapevole follia. Ed è in definitiva un ritratto sincero dell'uomo e dell'artista Pacino: un monumento alla loro confusione, uno scherzo semiserio, il tentativo di un'agiografia al contrario: all'artista che fallì due volte, come regista cinematografico e come regista teatrale. Riuscendo, non si sa come, a farci innamorare di entrambi.