C’è una ragazza e un ragazzo. Seduti sulla scogliera davanti al mare al tramonto, Una e Diddi si scambiano gesti d’amore e concordano: Diddi lascerà la storica fidanzata, in un centro lontano, per mettersi con lei. When The Light Breaks è un falso coming of age, perché inizia come il consueto film di e con adolescenti per poi cambiare bruscamente rotta. Il nuovo titolo di Rúnar Rúnarsson, astro ormai nato del cinema islandese, dopo i precedenti Passeri ed Echo già premiati in vari festival, ha aperto Un Certain Regard a Cannes, passa ora alla Festa di Roma nella sezione collaterale Alice nella città – che si conferma la migliore – e arriverà in sala prossimamente con Movies Inspired.

La storia offre una falsa partenza: dopo l’unione, infatti, vediamo una galleria invasa da una devastante palla di fuoco, a seguire si formano i titoli di testa. Il teaser smentisce il teen movie: c’è stato un incidente, Diddi era nella galleria, stava andando in macchina a raggiungere la fidanzata per la rottura. È stato avvolto in quel fuoco, di lui non resta nulla. Il film diventa racconto sulla percezione del dolore.

When The Light Breaks
When The Light Breaks

When The Light Breaks

La storia frustrata sul nascere, dopo una notte insieme, lascia Una in posizione dolorosa e terribile: apprende della scomparsa dell’amante ma non può rivelarsi, solo un amico comune conosce la situazione ma tace; allo stesso tempo deve incontrare per la prima volta gli amici del defunto e soprattutto la ragazza lontana, Klara. Tutto nell’arco di una giornata, o meglio incorniciato tra due tramonti. La luce che si rompe evocata dal titolo, infatti, è ovviamente la splendida calata del sole nelle acque islandesi, ma insieme il buio improvviso che scende su Una e Diddi e la nuova ipotesi d’amore.

Nell’arco di brevi sequenze, dunque, si crea un doppiopesismo nel dolore: gli amici e la ragazza di Diddi possono portare il lutto, mentre Una non può soffrire, almeno non troppo a rischio di rivelare l’adulterio. All’unico che sa tutto, dice apertamente: “Perché io non posso essere consolata?”.

Rúnarsson è regista relativamente nuovo ma già consapevole, tanto che nei film porta avanti lo stesso discorso un tassello dopo l’altro: l’affresco della società islandese attraverso storie minime ma non minimaliste, che anzi si aprono all’universale sfruttando l’elemento visivo naturale, cioè il fascino ipnotico del paesaggio.

When The Light Breaks
When The Light Breaks

When The Light Breaks

Lo sfondo dell’Islanda partecipa ai suoi racconti e li “apre”, estraendoli dal dramma da camera e facendoli respirare, affinché tutti possano riconoscersi; molto abile nell’imprimere la sfumatura crepuscolare del suo Paese – qui il tramonto – e nel renderla correlativo oggettivo degli abitanti coi loro drammi e vizi, com’era l’alcolismo in Passeri.

Stavolta c’è una tragedia epocale che cerca il suo dolce domani, attraverso un lutto privato che diviene confronto tra due giovani donne: l’amante e la fidanzata, che non si dicono quasi nulla ma capiscono passando una giornata insieme. Quando proprio non ce la fa più, Una scoppia in un pianto disperato ed esagerato, che funge da agnizione, ma tutti gli altri la sostengono e riprendono a ballare…

Le due ragazze, molto diverse tra loro, anche fisicamente, alla fine andranno allo scontro? O forse queste generazioni di ventenni cresciuti al freddo sono meglio di quanto pensa? Non sveliamo oltre, basti dire che l’autore ha un’idea particolare della Morte come livella di tutto, del colpo di falce che appiana i possibili contrasti.

Film piccolo come d’uso, 82 minuti, secco e diretto, sostenuto dal volto efebico della protagonista Elín Hall che si impone come rivelazione; film che percorre volutamente gli stereotipi sul lutto (il segreto, la disperazione, la catarsi), ma sparge a dovere una malinconia nordica a proposito dell’abisso e della risalita.