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C’è una tradizione in Palestina secondo la quale le partecipazioni di nozze si consegnano personalmente, a mano, come forma di rispetto verso gli invitati. Questa consuetudine è al centro di Wajib (in arabo, “dovere”), terzo lungometraggio della regista palestinese Annemarie Jacir.
Il film narra infatti la storia di un padre di nome Abu Shadi e di un figlio Shadi (i due straordinari Mohammed Bakri e Saleh Bakri, padre e figlio anche nella vita reale) che si trovano a Nazareth per consegnare direttamente gli inviti di nozze di Amal, rispettivamente figlia e sorella.
Tutto si svolgerà nell’arco di una giornata e perlopiù all’interno della vecchia Volvo di Abu Shadi, un ambiente costretto dove i due per la prima volta si troveranno a dirsi cose finora non dette.
Verranno fuori due posizioni opposte: da un lato quella più conciliante e tollerante verso il suo paese di Abu Shadi, un palestinese che vive in Palestina e che ha accettato di sottomettersi allo Stato d’Israele (lui è un insegnante e le scuole palestinesi sono attentamente monitorate dagli “Ispettori di conoscenza”che lavorano per il Ministero dell’Istruzione Israeliano), dall’altra quella più netta di Shadi, un giovane che si è trasferito da tempo all’estero e che ha difficoltà a riconoscersi nelle tradizioni e nei valori di coloro che hanno scelto di rimanere nella terra natia.
Un conflitto generazionale che sarà amplificato dalla complessità del contesto socio politico in cui sono immersi: Nazareth, la più grande città della Palestina storica, ora Stato d’Israele, i cui abitanti sono palestinesi cristiani (40%) e musulmani (60%). Lì, in quella città carica di tensioni, vivono alcuni “palestinesi invisibili” che hanno accettato di vivere con diritti limitati pur di restare nel loro paese.
Alla fine nessuno dei due protagonisti avrà ragione o torto, come un altro bel film libanese dello scorso anno, L’insulto, ci ricorda. Ma il passato è sempre presente e pronto ad affiorare.
Wajib racconta così con grande intelligenza la storia di due uomini che provano entrambi dolore e rabbia, anche se non lo mostrano allo stesso modo, e ci promette una possibile riconciliazione.