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Volare di Margherita Buy
“L’aereo non fa paura. L’aereo non si spezza. L’aereo non cade”. È il mantra che sta imparando AnnaBì, attrice famosa che in più di una circostanza ha perso occasioni importanti a causa della sua paura di volare, decisa mai come questa volta a superare questo atavico terrore per poter accompagnare la figlia in California, a San Francisco, per l’inizio degli studi universitari.
Margherita Buy fa il suo esordio dietro la macchina da presa con Volare, commedia che non fa mistero di portare a galla una reale debolezza dell’attrice pluripremiata, che porta sullo schermo una sceneggiatura scritta insieme a Doriana Leondeff e Antonio Leotti per un film che non disdegna il continuo andirivieni metacinematografico, che si presta divertito a qualche morettismo di troppo (il regista Giuseppe Piccioni parrucchiere e titolare di un salone di bellezza…), dall’andamento un po’ altalenante e dal respiro non proprio lunghissimo.
Pronti, via, AnnaBì scappa via terrorizzata da un aereo pronto al decollo che dovrebbe portarla in Corea, dove ad aspettarla c’è un regista di fama internazionale che la vuole nel suo nuovo film (come non pensare ai famigerati produttori coreani nel recente Il sol dell’avvenire di Moretti, con la Buy coprotagonista?). È l’ennesima rinuncia che la costringe ad accettare la quinta stagione di una serie televisiva dove è impegnata come finanziera sprezzante del pericolo e che amplifica le frizioni con la sua agente storica (Anna Bonaiuto), che sottobanco manda in Corea un’altra (nuova) assistita, Elena Sofia Ricci.
Il giochino su questa rivalità tra le due attrici, che immaginiamo inventato, offre momenti di indiscutibile divertimento, come il rapporto tra AnnaBì e la figlia (Caterina De Angelis, nella realtà figlia dell’attrice-regista) sa restituire la complessità di un dialogo non sempre semplicissimo.
Al centro di tutto però c’è il corso che la protagonista decide di seguire per sconfiggere la paura di volare: condividendo questo terrore con un gruppo di sconosciuti, diversissimi tra loro ma accomunati dallo stesso problema, riuscirà a superare questo limite?
Da questo momento in poi il film si fa più corale, alcune caratterizzazioni sono meglio riuscite di altre nel gruppo composto da Giulia Michelini, Roberto De Francesco, Maurizio Donadoni, Pietro Ragusa (quest’ultimo chiamato ad interpretare un odioso critico cinematografico che, ovviamente, detesta AnnaBì…), con Francesco Colella nei panni di un comandante ed Euridice Axen in quelli di una finta corsista che è lì solamente per provare a riconquistare l’uomo, sostanzialmente è in questo riscoperto senso di comunità che l’attrice riesce a ritrovare un po’ di quel calore che sembrava averla abbandonata da un po’.
Tra battibecchi vari e momenti di mutua assistenza, qualche siparietto gradevole, altri dimenticabili, il film vola via non sempre agilmente, insiste un po’ troppo sulla presenza a dir poco ingombrante di ITA-Airways (abbastanza inverosimile che per la tratta Roma-Milano venga utilizzato lo stesso Airbus che si vede qui…), la cui collaborazione figura nei credit produttivi (Kavac Film, Maremosso, IBC Movie, Tenderstories con Rai Cinema), ma non è mai pervaso di sentimenti spocchiosi o respingenti, prediligendo invece la cifra dell’autoironia che sfocia spesso e volentieri in autoanalisi. Ma uno spunto simile può bastare per tramutarsi in un film totalmente riuscito e compiuto?
“La speranza è che attraverso la storia di questi personaggi e delle loro paure il pubblico possa riconoscersi e sorridere delle proprie fragilità, magari mai confessate. Mentre io devo confessare che questa esperienza alla regia purtroppo mi è molto piaciuta!”, dice Margherita Buy, che porta Volare in Grand Public alla Festa di Roma. In attesa di trovare una data definita per l’approdo nelle sale (al momento si parla di febbraio 2024, con distribuzione Fandango).