PHOTO
Vogliamo anche le rose
Vogliamo anche le rose: parola della documentarista Alina Marazzi, che porta in sala un potente film di montaggio virato in rosa: protagoniste le donne, anzi, la donna. Coproduzione italo-svizzera (per noi MIR, RaiCinema e Fox Channels Italy, che lo trasmetterà su Cult in autunno) distribuita da Mikado, l'opera terza della Marazzi vuole ritrarre l'identità femminile nel nostro Paese: vite, problemi, battaglie e conquiste di un ventennio, a cavallo tra anni '60 e '70. In anteprima al festival di Locarno, poi a Torino e ora al Bergamo Film Meeting, Vogliamo anche le rose ripercorre gli anni della liberazione sessuale femminile con immagini di repertorio, filmati in super8, immagini delle Teche Rai e della Cineteca di Bologna, film sperimentali di Adriana Monti, Loredana Rotondo e Alfredo Leopardi, lettere e conversazioni con le testimoni di quegli anni, foto dell'epoca, fotoromanzi, riviste e - soprattutto - testi tratti dai diari dell'Archivio di Pieve Santo Stefano. Da questi provengono i percorsi esistenziali di Anita, Teresa e Valentina (sullo schermo con le voci, rispettivamente, di Anita Caprioli, Teresa Saponangelo e Valentina Carnelutti) che scrivono le loro memorie nel 1967, nel '75 e nel '79. Attraverso il loro sguardo e la loro presa di coscienza, oggi riviviamo quella rivoluzione: esigenze di "smarcamento di genere", non solo individuali ma collettive, ovvero sociali e politiche. Due anni di lavoro (12 mesi di ricerche, 5 in sala di montaggio e poi post-produzione), Vogliamo anche le rose voleva inizialmente arrivare all'oggi, come testimoniano le immagini contemporanee del Governo Vecchio (stabile in via del Governo Vecchio a Roma, dove si radunavano le femministe negli anni '70, e oggi in disuso, NdR), ma - ha detto la Marazzi - "era necessario fare delle scelte: o l'emancipazione della donna o la liberazione sessuale, quindi ho tralasciato molte svolte epocali, dal rapimento Moro a Piazza Fontana, privilegiando gli interni piuttosto che l'istituzionale". Ed è questa la forza del film, che - costruito dall'ottimo montaggio di Ilaria Fraioli - scava nel privato per definire il collage pubblico di una rivoluzione gentile e ferma, con la rosa in bocca e la liberazione nel letto. Per uomini e donne, un'occasione di informazione, comprensione e dialogo: la donna del ritratto della Marazzi è da non perdere.