Prosegue in crescendo il sodalizio artistico di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, che dopo Butterfly e Californie scrivono e dirigono Vittoria, film che la Mostra di Venezia ospita in Orizzonti Extra, basato sulla vera storia di Marilena "Jasmine" Amato, donna che già avevamo conosciuto nel precedente Californie, proprietaria del salone da parrucchiere a Torre Annunziata.

Una quarantina d'anni, un marito devoto (Gennaro Scarica, formidabile), tre figli maschi - con il maggiore, Vincenzo, che ha deciso di seguire le sue orme - a Jasmine apparentemente non manca nulla.

Ma dopo la morte del padre, ucciso dall'amianto dell'Ilva di Napoli-Bagnoli, le sue notti sono turbate da un sogno ricorrente, sogno in cui una bambina le corre tra le braccia.

E in quell'abbraccio, Jasmine sa, lo sente, che quella sarà la figlia femmina che ancora non ha mai avuto. Per trovarla decide di tuffarsi nel labirintico mondo dell'adozione internazionale. Ma è una decisione che potrebbe mettere a rischio il suo matrimonio e la stabilità dei suoi figli. Cuore e istinto avranno la meglio sulla ragione?

Vincenzo Scarica e Marilena Amato - Credits Zoe Films - Sacher Film - Photo Credit Melissa Nocetti
Vincenzo Scarica e Marilena Amato - Credits Zoe Films - Sacher Film - Photo Credit Melissa Nocetti

Vincenzo Scarica e Marilena Amato - Credits Zoe Films - Sacher Film - Photo Credit Melissa Nocetti

Viene in mente la parabola cinematografica di Jonas Carpignano (che film dopo film ha esplorato e coinvolto la comunità di Gioia Tauro, in Calabria) di fronte al cinema di Cassigoli e Kauffman: "Da quando otto anni fa siamo capitati quasi per caso a Torre Annunziata, una piccola cittadina racchiusa tra il Vesuvio e il mare, non ce ne siamo più andati. È come se la realizzazione di un film ci portasse naturalmente al prossimo. Durante le riprese di Butterfly basato sulla pugile Irma Testa, abbiamo conosciuto e girato alcune scene con Jamila, giovane ragazza marocchina, poi diventata la protagonista del nostro primo film di finzione Californie. E proprio durante la lavorazione di Californie abbiamo conosciuto Jasmine, una donna sui quarant’anni, che ci ha convinti fin da subito per il suo carattere determinato e la sua naturalezza. Un giorno, durante una pausa pranzo, Jasmine ci ha raccontato una sua vicenda molto intima e personale che ci ha immediatamente colpiti".

I registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman
I registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman

I registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman

Da un film ne nasce un altro, insomma, e in questa fertilità (ri)produttiva Cassigoli e Kauffman sono bravi a smarcarsi dal pericolo della clonazione: la grandezza di un'opera apparentemente piccola come Vittoria - sì, è tanto il nome di quella bambina così desiderata quanto il risultato della partita giocata da Jasmine - va ricercata nella naturalezza con cui ormai i due cineasti riescono non solo a calare la realtà nella finzione, ma quasi a creare un nuovo modo di farli stare assieme: "Quando abbiamo iniziato il processo di scrittura ci è stato chiaro sin da subito che Jasmine e suo marito Rino sarebbero stati in grado di interpretare la loro storia, permettendoci così di fondere l'esperienza della vita reale con le possibilità della scrittura. Quello che non avevamo previsto era che la messa in scena sarebbe diventata lo spazio in cui i protagonisti avrebbero portato i loro conflitti irrisolti e che tutto questo potesse essere catturato dalla macchina da presa e restituito in maniera diretta ed emotivamente forte allo spettatore".

Ecco, in un'epoca ormai governata dal reality come format per eccellenza, costruire un film come questo e lasciarlo parlare, vivere in questo modo - mescolando l'immediatezza e l'urgenza di un desiderio insopprimibile (certamente irrazionale per tutti quelli intorno a Jasmine) alle ragioni di uno sguardo poetico (fanno molto anche le belle musiche del sodale Giorgio Giampà) - è un qualcosa che ci sentiamo di accogliere con tutti i favori del caso.

Perché in quel meraviglioso abbraccio con cui Rino libera la piccola Vika dal peso di doversi dimostrare a tutti i costi c'è tutta la potenza di un cinema liberato dai suoi orpelli intellettuali che, troppo spesso, ne fiaccano qualsiasi emozione. E sentimento.

Perché sì, cuore e istinto alle volte hanno la meglio sulla ragione. Sarebbe stato entusiasmante trovarlo in Concorso a Venezia 81, ma un film rimane bello a prescindere dalle sezioni in cui si trova. Sperando possa trovare l’abbraccio che merita del pubblico nelle sale. Ce lo porterà Teodora Film.