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Via dalla pazza folla
Carey Mulligan è Bathsheba Everdene, icona letteraria partorita da Thomas Hardy, giovane donna passionale e indipendente che, nell'Inghilterra del 1870, non solo ha l'autonomia economica e decisionale (dopo aver ereditato una fattoria dallo zio), ma anche l'insolita capacità (per quei tempi) di respingere proposte di matrimonio che arrivano da più parti. Dapprima dice di no al fittavolo Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts), allevatore di ovini che nel giro di una notte perde tutto il suo pascolo e inizierà a lavorare per Bathsheba. Poi tiene in sospeso il facoltoso e maturo William Boldwood (Michael Sheen), finendo per "soccombere" al fascino spericolato del sergente Frank Troy (Tom Sturridge), che finirà per portarla sul lastrico. Ma il destino ha ancora in serbo nuove sorprese per lei.
Impeccabile nella ricostruzione, nella cura con cui fotografia e colonna sonora (splendida, di Craig Armstrong) riescono a portarci con semplicità e senza troppi artifici nell'Inghilterra vittoriana, Via dalla pazza folla (terza riduzione cinematografica dopo quelle del 1915 di Laurence Trimble e del 1967 di John Schlesinger) conferma una volta di più il talento del danese Thomas Vinterberg, bravo soprattutto a cogliere con impeto e naturalezza la forza prorompente di un personaggio al tempo stesso normalissimo e alieno. Che dovrà imparare a fare i conti con l'amore, nella sua forma più sincera e travolgente.
Thomas Vinterberg sul set del filmTutto perfetto, insomma, comprese le interpretazioni dei lanciatissimi Schoenaerts e Mulligan, oltre che del sorprendente Sturridge e del solito Michael Sheen: dopo un grande film come The Hunt (Il sospetto), però, rimane il mistero legato a quale potesse essere l'urgenza per Vinterberg di raccontare una storia già nota e tutto sommato "antica". Seppur pionieristica quando la pubblicò Thomas Hardy. Ma era il 1874...