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Charlotte Rampling
in Verso il sud
Cantet è autore ostico. Il suo cinema evita qualsiasi forma di spettacolarizzazione per concentrarsi sull'individuo, e l'animo umano resta al centro della ricerca pur se in rapporto ai mali della società. Il tema ricorre anche in Verso il Sud, opera rischiosa che affronta il problema del turismo sessuale e della solitudine ad esso legata. La vicenda ruota intorno a tre donne, diverse per età, cultura e classe sociale, che si ritrovano nello stesso albergo ad Haiti. Sono gli anni Settanta e la violenza del regime di Duvalier comincia a dilagare macchiando di sangue le strade e riducendo in povertà la maggior parte della popolazione. Ma là, nell'hotel lontano dal cuore della capitale, non arriva nemmeno l'eco dei soprusi e delle violenze e le signore in cerca di piacere spendono le giornate tra chiacchiere e improvvise gelosie. Dietro la facciata di esibita serenità, il profondo disagio che le attanaglia. Ognuna delle tre, sguardo in macchina, racconta di esistenze prive di affetti e inaridite dalle frustrazioni. Ellen, insegnante universitaria, sa di avere poche chance di trovare un compagno e confessa di odiare le proprie studentesse: troppo giovani, belle e innamorate. Sue, operaia, parla con realismo della propria condizione e della felicità che si regala una volta l'anno. Brenda, divorziata, non può invece prescindere dall'amore e infatti rivela di essere tornata perché da tre anni non pensa che a Legba, giovane nativo per il quale ha rotto con il marito, insieme a lei nel primo galeotto viaggio sull'isola. Alla base del rapporto con i ragazzi haitiani c'è però il denaro, mezzo che permette il possesso dei corpi ma che inquina sentimenti e buone intenzioni. E quando irrompe la tragedia a pagare saranno inevitabilmente Legba e la sua innamorata segreta, forzatamente amante di un luogotenente di Duvalier. I loro cadaveri nudi sulla spiaggia, esposti agli sguardi degli stranieri, fanno affiorare rimpianti, sensi di colpa, improvvise prese di coscienza, ma nulla potrà cambiare la realtà e sconfessare la verità del poliziotto che finge di indagare sul delitto: "I turisti non muoiono mai". Chi nasce nella parte ricca e privilegiata del mondo finisce col piegarsi alle regole scarsamente etiche e profondamente economiche che lo dominano, ma in cambio ha salva la vita. Cinema morale, dunque, quello di Cantet. Che invita a non chiudere gli occhi e a non dimenticare, pena la trasformazione in complici, seppur passivi.