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Un marito può picchiare la propria moglie perché la ama? Cerca di rispondere Verdict, film scritto e diretto dal ventiseienne regista filippino Raymund Ribay Gutierrez e presentato a Venezia76 nella sezione Orizzonti.
Joy è regolarmente vittima del marito violento, Dante, che la picchia senza ragioni ogni volta che torna a casa ubriaco. Quando una sera anche la loro figlia di sei anni Angel viene coinvolta nella colluttazione, Joy decide finalmente di denunciare tutto alle forze dell'ordine. Da qui la narrazione inizia a seguire passo per passo tutti i procedimenti legali del caso: dalla compilazione dei moduli della denuncia fino al verdetto finale.
Il percorso di Joy appare in salita fin dai primi momenti: dai poliziotti che la esortano a discutere la questione con calma prima di prendere decisioni, al conto da pagare per la visita e le medicazioni effettuate in ospedale. Si comprende da subito come la mentalità dominante sul tema, nello strato sociale che popola i sobborghi di Manila, ritenga che una donna debba subire e basta. La famiglia di Dante lo sostiene senza farsi scrupoli, i vicini preferiscono non testimoniare per evitare problemi, la dottoressa che aveva visitato Joy non trova il tempo di presentarsi in tribunale.
C'è tanta omertà in Verdict, accanto a un sistema legale lento e deficitario, oltre che difficilmente accessibile a tutti a causa dei costi elevati. L'intento del regista di raccontare tutto ciò è sicuramente ammirevole. La lentezza risulta però eccessiva a livello narrativo, soprattutto nella seconda parte, e il film finisce per essere un'accurata radiografia della giurisdizione in tema di violenza domestica nelle Filippine e poco più, lasciando da parte l'emotività dei personaggi.
Un peccato perché il talento del regista (che ha anche scritto la sceneggiatura) e le basi per emozionare sono tutte al posto giusto.