Un grande cruccio dell’uomo è sempre stato l’eternità. Come dice il poeta: “Le nostre uniche certezze sono che dobbiamo nascere e morire”. A salvarci (o a dare nuova linfa ai nostri tormenti) nel tempo ci ha pensato il cinema, descrivendo modalità diverse in cui si può evitare il cimitero. Ma a volte non si tratta di una benedizione. L’immaginario del vampiro sorge dall’incubo, ma da decenni è ormai diventato anche sinonimo di bellezza e fascino. I più cool di sempre sono i protagonisti di Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch. Sono raffinati, si cibano di surrogati e sembrano divi da tappeto rosso. In qualche modo hanno fatto scuola, di sicuro alimentando poi la deriva adolescenziale che vede come capostipite la saga di Twilight. In poche parole: il coming of age si fa vampiro.

È il caso di Vampira umanista cerca suicida consenziente (abbiamo già il titolo più creativo dell’anno) di Ariane Louis-Seize. Potrebbe essere un film di Tim Burton (Dark Shadows), o una nuova puntata della famiglia Addams. La piccola si rifiuta di uccidere per ottenere la sua dose di emoglobina quotidiana, ed è subito scandalo. La madre va su tutte le furie, il padre cerca di aiutarla, la sorella le impone un’educazione siberiana. Sembra che la situazione non si possa risolvere. Fino all’arrivo di un ragazzo eccentrico, che susciterà più di un’emozione.

Siamo nella zona grigia tra commedia e brivido. Non si avverte la forza di Lasciami entrare (rigorosamente la versione svedese firmata da Tomas Alfredson, da evitare il remake statunitense). A spiccare di più è la leggerezza e la simpatia di una cronaca giovanile dai toni dark.

La vera intuizione non è però la vampira umanista, ma il suicida consenziente. Dietro al suo personaggio si avverte un disagio esistenziale, una difficoltà nello stare al mondo, che lo porta anche a esplorare nuove strade per rivendicare il proprio posto. Il film si rivela una parabola sulla sensibilità, sul mettersi nei panni dell’altro, sulla negazione della violenza. Essere gentili non è una colpa, ma anzi è il motore che trasforma da dannati a santi. Un cinema non moralista, ma morale, che rispetta gli stilemi del genere e cerca di strappare un sorriso in mezzo alla tragedia. Un piccolo inno al buon umore, al ribaltarsi degli sguardi, della prospettiva, e dei pregiudizi.

Una piacevole sorpresa che era stata presentata in anteprima alle Giornate degli Autori, durante l’ultima edizione delle Giornate del Cinema di Venezia. Disponibile dal 4 febbraio su IWonderfull, la piattaforma di I Wonder Pictures.