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Se un americano decide di giocare in casa a fare l'ubriaco/drogato/molesto, scappa con gli amici a Las Vegas. Ma se opta per la trasferta, allora la Tailandia non può che essere una delle prime mete della lista, luogo ideale per vincere il campionato delle sbornie. E Todd Phillips sembra saperlo bene, esperto com'è di quelle che sono le distrazioni preferite degli americani quando decidono di fare follie. In questo secondo capitolo la formula rimane quella (che fu vincente) del primo: Phil (Cooper), Stu (Ed Helms) e Alan (Galifianakis) si svegliano in un motel di Bangkok ricordando poco o nulla di cosa è successo la notte prima, e attraverso indizi e folli testimonianze cercheranno di capire cosa li ha portati in quell'inferno, con la compagnia di un'improbabile quanto divertentissima scimmietta spacciatrice. Ma questa volta a separarli dal loro obbiettivo - la scomparsa di un compagno di sbronze - e dall'esotico mondo che li circonda, c'è un gap linguistico e culturale, vuoto che porta a situazioni comiche al limite del razzismo/sessismo che una sceneggiatura seppur singhiozzante ma dal ritmo comico spedito non trova il tempo di giustificare o scusare. That's the american way!