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Carey Mulligan (credits: Merie Weismiller Wallace / Courtesy of Focus Features)
Cassandra Thomas, detta Cassie, qui interpretata dall’attrice nominata per il Premio Oscar Carey Mulligan, era Una donna promettente (Promising Young Woman). Intelligente, bionda, bella, e tra le più brave del corso di medicina. Se non che dopo un evento traumatico subito da una sua amica-collega ha deciso di abbandonare la scuola di specializzazione. Ora, alla soglia dei trent’anni, prepara cappuccini in un bar, non ha amici, non esce mai con nessuno e vive ancora con i genitori.
Di giorno va in giro vestita di colore rosa pastello e con i capelli raccolti in una lunga treccia, di notte esce con vestiti succinti e con un piano ben studiato. Va nei locali e finge di essere ubriaca, incapace di difendersi da chiunque voglia approfittarsi di lei. Tutti gli uomini che incontra cadono nella trappola, provando a sfruttare la situazione a loro vantaggio, senza curarsi affatto del suo consenso (nota un po’ stridente: possibile che siano tutti così privi di scrupoli?). Non sanno però che non li aspetta una notte di sesso, ma una bella lezione di vita.
Questa Cassandra Thomas, protagonista dell’opera prima dell’attrice e sceneggiatrice inglese Emerald Fennell (Oscar per il miglior script originale), potrebbe essere una nuova Kill Bill alla riscossa. Desiderosa di vendetta, è un po’ come la Sposa, nome in codice Black Mamba (Uma Thurman), che non trovava pace fino a quando non aveva sterminato coloro che le avevano distrutto la vita, elencati nella sua lista di morte.
Anche la protagonista del film ha un taccuino nel quale segna tutte le persone che ha punito, o meglio smascherato. A differenza di Black Mamba, Cassie però castiga solo gli uomini viscidi con lo scopo di vendicare ogni donna che abbia subito violenza o molestie. Lotta contro le quotidiane umiliazioni che ogni ragazza deve sopportare fin da quando è bambina (dagli apprezzamenti fuori luogo, come il catcalling, ai giudizi morali: “Se ti vesti in quel modo o ti ubriachi puoi aspettartelo” fino agli insulti ricevuti alla guida) e sovverte gli stereotipi di genere. Attuale dunque (anzi) per certi versi attualissimo, non solo per le questioni legate al movimento #MeToo e per la denuncia della cultura sessista, ma soprattutto per i fatti connessi alla cronaca di questi giorni.
Bo Burnham e Carey Mulligan in Una donna promettente. A Focus Features release.Credit: Merie Weismiller Wallace / Focus Features
I generi presenti comunque sono tanti. All’inizio sembra un episodio divertente di Sex and the City, poi vira verso il revenge movie, la rom-com (l’inframezzo romantico con Bo Burnham) e la black comedy fino ad abbracciare il thriller e persino l’horror verso il finale.
Tra ilarità e dramma, prevale quest’ultimo, ma forse funzionava meglio la parte più leggera e quell’ironia macabra iniziale à la Fargo dei fratelli Coen. Al progressivo appesantimento contribuisce anche la reiterazione dei vari episodi. La struttura che la regista ha scelto è proprio la stessa usata da Quentin Tarantino sempre in Kill Bill: quella della divisione in capitoli. Ad ognuno corrisponde una vendetta in linea con l’ossessione compulsiva di Cassie.
Ecco, strada facendo, questa paladina della giustizia perde la sua originalità e al tempo stesso sfuma tutto il fascino delle premesse. Un film dall’idea promettente, che finisce per perdersi allo stesso modo della sua protagonista.