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Una bugia per due
Il solito, improprio titolo italiano, Una bugia per due, annacqua il più amaro Je ne suis pas un héros (Non sono un eroe) nell’ipotesi della commedia romantica che, nei fatti, l’opera prima di Rudy Milstein (già attore soprattutto teatrale) non è. Perché, d’accordo, al centro c’è una menzogna e, sì, c’è un filone sentimentale, ma tutto è incardinato su un singolo molto caratterizzato, un gentile avvocatino un po’ loser e un po’ outsider di cui non si accorge nessuno (genitori compresi), che si trova improvvisamente al centro del discorso quando scopre di avere una grave malattia. Sicché lo studio legale gli affida la difesa di una multinazionale (i loro pesticidi provocherebbero un cancro), una collega sembra disponibile al flirt, la portavoce dell’associazione dei malati è forse meno aggressiva di quanto appare.
Dato che l’avvocatino scopre che il medico curante ha sbagliato diagnosi, capiamo bene che il problema non è tanto condividere la bugia con qualcuno quanto piuttosto vedere come il protagonista riesce o meno a reggere il peso di una menzogna così ingombrante. Al di là delle discussioni sul titolo, l’opera prima di Milstein è garbata fino alla timidezza, piuttosto audace nel toccare temi infiammabili (la malattia e i suoi contraccolpi: quella propria, in questo caso finta, e quella altrui, che è programmaticamente vera) eppure non sempre incalzante come vorrebbe.
Milstein guarda alla tradizione dell’umorismo ebraico, cerca il ritmo disteso dei film di e con Agnès Jaoui, pensa a certi equilibri dolceamari delle commedie britanniche degli anni Novanta, trova inattese corrispondenze con il cóte surreal-giudiziario di Tutti gli uomini di Victoria, si affida abbastanza al buffo e malinconico disagio incarnato da Vincent Dedienne e si ritaglia per sé il ruolo complicato di un vicino di casa incapace di emozioni dopo un ictus. La piacevolezza non è in discussione, la morale è prevedibile quanto limpida, il filone “processuale” ha una sua ragione d’esistere perché funziona sul piano personale: il problema è che Una bugia per due è un po’ sociale, un po’ tenero, un po’ inquieto, un po’ sentimentale, un po’ politico. Un po’ troppi po’.