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Un inganno di troppo - Cr. Vishal Sharma / Netflix © 2023
Attualmente è la serie in lingua inglese più vista al mondo su Netflix, con oltre 37 milioni di visualizzazioni.
Un inganno di troppo (Fool Me Once) – adattamento del romanzo di Harlan Coben (Longanesi) – ruota intorno alla duplice tragedia che colpisce Maya Stern (Michelle Keegan), soldatessa in congedo dopo uno scandalo che l’ha vista protagonista in un’operazione speciale in Iraq. Nell’arco di pochi mesi, la donna subisce le drammatiche perdite della sorella Claire e dell’amato marito Joe, entrambi brutalmente assassinati.
Qualche giorno dopo il funerale di quest’ultimo, però, Maya rimane scioccata: attraverso una microcamera installata su una cornice digitale per tenere d’occhio la figlia mentre è in casa con la babysitter, la donna vede comparire nel monitor la sagoma di un uomo che sembra conoscere: è Joe, il marito appena defunto.
Un’allucinazione o l’inizio di un complotto che affonda le proprie radici nel torbido di un passato misterioso? Naturalmente, e lo capiremo già alla fine del primo episodio, la risposta è abbastanza scontata, ed è la numero 2.
Scritta da Danny Brocklehurst, diretta da Davide Moore e introdotta in ogni puntata dalla suggestiva Inside di Chris Avantgarde (ft. Red Rosamond), canzone spesso utilizzata nell’universo seriale (da Dark a Ragnarok, solo per citare due format), la miniserie in 8 episodi non brilla certo per chissà quali incredibili novità dal punto di vista estetico o visivo, né per chissà quali performance attoriali di livello.
È però innegabile la capacità di inserire passo dopo passo continui colpi di scena in grado di far dialogare l’incedere thriller con i frammenti di un passato affidati a flashback che portano a galla la natura dei rapporti tra la protagonista e il marito, le frizioni – ancora esistenti – con la ricca e potente famiglia di lui, che nell’armadio nasconde molti più scheletri di quanto sia possibile immaginare.
Il prodotto dunque si presta con immediatezza alle logiche del binge watching, anche grazie ad un’abilità che emerge con il passare degli episodi: quella di saper far calare ombre su praticamente tutti i personaggi coinvolti, dal cognato di Maya alla stessa sorella assassinata, passando per il poliziotto incaricato di risolvere il caso, il sergente Sami Kierce (Adeel Akhtar), un passato da alcolista e un presente di misteriosi, improvvisi blackout che potrebbero compromettere tanto la sua carriera quanto l’esistenza stessa.
Consigliata per un paio di serate da trascorrere senza troppo impegno.