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Sulla scorta del romanzo di Peter Cameron, Roberto Faenza ne è certo: Un giorno questo dolore ti sarà utile. Almeno, per il giovane James (Toby Regbo) e la sua variegata famiglia: madre gallerista (Marcia Gay Harden) e perdente in amore, padre (Peter Gallagher) con gli occhi - ritoccati - sulle belle e giovani, sorella (Deborah Ann Woll) in affinità elettiva col suo professore di semiotica e, per fortuna sua, una nonna anticonformista e misteriosa (Ellen Burstyn).
James è intelligente, sensibile e un filo disadattato: non è “normale”, in altre parole, ma fortissimamente vorrebbe. Pure troppo, e di qui gli errori: chat per cuori solitari, gite per cervelloni e altri disastri. In suo aiuto, una life coach (Lucy Liu), che farà emergere la benedetta, risolutiva domanda: “Se io sono un disadattato, allora gli altri cosa sono?”.
Produzione italoamericana (Milena Canonero, Elda Ferri e Ron Stein) che segna il secondo set newyorkese per Faenza (Copkiller, 1983), è un discreto giorno di cinema: interpreti azzeccati singolarmente e coralmente (scommettiamo che con quel faccino Toby Regbo se lo accaparrerà prima o poi Gus Van Sant?), regia non sciatta sebbene illustrativa, sguardo senza complessi d'inferiorità (leggi, italico provincialismo) in terra straniera e un movimento da fermo (corre e suda solo nel finale rivelatore, e manco ha pantaloncini e t-shirt…), quello di James, utile per due o tre non banali osservazioni sull'odierna vita giovane e metropolitana.
Misfit o loser, identità e/o relazioni, famiglia e mondo out there, rovelli e coltelli, il romanzo è di formazione, e il film lo segue fedelmente, doppiandone pregi e difetti, ma preservando - il rischio era sensibile - il gap dalla fiction tv. Già, il problema non è nella traduzione, quanto nel “tradotto”: carta canta, Un giorno questo dolore ti sarà utile non è - a meno di dar retta agli strilli promozionali - il nuovo Giovane Holden, e Peter Cameron al massimo può portare un mazzo di fiori sulla tomba di Salinger. Faenza c'è ed è in forma, ma un altro libro, crediamo, gli sarebbe stato più utile.
PS: il romanzo (Adelphi, 2007) è stato letto e apprezzato in Italia e, si sa, siamo in tempi di crisi, ma questo titolo è utile o doloroso per il box office?