Come l’omonimo coro reso famoso dai tifosi del Napoli, Un Giorno all’Improvviso racconta una storia di amore incondizionato e di fedeltà dove il calcio rappresenta la speranza di una vita migliore.

Opera prima di Ciro D’Emilio, il lungometraggio presentato a Venezia 75 nella sezione Orizzonti è un film intenso e doloroso che con un’ottima recitazione affronta lucidamente il tema della malattia mentale.

Il film racconta il rapporto tra Miriam (Anna Foglietta), una madre problematica, e suo figlio Antonio (Giampiero De Concilio), un sedicenne che con tenerezza e senso di responsabilità si fa carico da solo della sua tempesta emotiva. Il padre li ha abbandonati quando lui era molto piccolo e così Antonio è stato costretto a crescere prima del tempo, tanto da “non essersi mai accorto” di essere un ragazzo della sua età.

 

Antonio trascorre la sua vita tra la pompa di benzina, il campo di calcio e il terreno di famiglia. Lo vediamo faticare con dedizione per coltivare la vita, si prende affettuosamente cura della terra dove crescono dei bellissimi limoni, luminosi e aspri, quasi un doppio di Miriam e del suo cuore denso di energie contrastanti che sta al figlio gestire.

Sul campo da calcio Antonio può pensare a se stesso, ai suoi amici Peppe (Giuseppe Cirillo) e Stefano (Lorenzo Sarcinelli) e al suo futuro. È il calcio a offrirgli una possibilità di successo e un futuro apparentemente lontano dai problemi: il talent scout Michele Astarita (Massimo De Matteo) vede in lui una promessa e vuole portarlo nella Primavera del Parma Calcio. Per il ragazzo è l’occasione imperdibile di distogliere sua madre da suo padre Carlo, di cui non ha mai accettato l’abbandono, di portarla lontana da dinamiche nocive, in un luogo dove ricominciare daccapo.

Tutto questo è raccontato con una schiettezza che non cede a lusinghe nemmeno nel mostrare il mondo del calcio. L’opportunità per il nostro protagonista non è quella del glamour o dei soldi, ma di un riscatto sociale e di vita: la prova che qualcosa può andare bene anche per questa sgangherata coppia di madre e figlio, il sogno di cancellare dalla mente di Miriam tutta la sua sofferenza.

 

D’Emilio ha detto di essersi ispirato a Sweet Sixteen di Ken Loach per affrontare il difficile rapporto tra madre e figlio adolescente.

Di affine all’opera di Loach in Un Giorno all’Improvviso c’è anche il tono essenziale, l’intensità degli interpreti e un pessimismo che non cancella la profondità dei sentimenti.

La Campania come la Scozia o l’Inghilterra del Nord, perché quella che racconta D’Emilio è una storia universale che parla di disperazione, amore e di un successo che senza affetti perde tutto il proprio significato.