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Yann o, per gli sbadigli che garantisce, Yawn Gonzalez approda per la prima volta al Concorso di Cannes con Un couteau dans le coeur, un’opera seconda assai derivativa, da Brian De Palma a Dario Argento, da Rainer Werner Fassbinder a Werner Schroeter, e continuate voi, senza scordare Pedro Almodovar, Fulci, Bava. Una coltellata che diremmo più in basso del cuore, insomma, un pastiche queer che pasticcia assai, eccetto per la bella sequenza iniziale. Exploitation, più che cinefilia.
Il 41enne Gonzalez, rivelatosi alla Semaine 2013 con Les rencontres d’après minuit, segue nell’estate del 1979 a Parigi la bionda, alcolizzata e fragile Anne (Vanessa Paradis), regista di film porno gay di terza categoria: soffre perché la montatrice e amante Lois (Kate Moran) l’ha lasciata, e chissà che mettere in piedi con il fedele assistente Archibald (Nicolas Maury) il suo film più ambizioso non possa aiutare a riconquistarla.
Ma tra accoppiamenti ultracamp e campi medi ultratrash, qualcosa va storto, anzi, qualcuno va morto: il biondino e disponibilissimo Karl (Bastien Waultier) viene selvaggiamente pugnalato al retto, e la polizia brancola nel buio… Tra incubo e realtà, orge e fluffer Bocca d’Oro, cadono altri attori, e a indagare dovrà essere la stessa Anne: e se il serial killer venisse dal passato, da una gioventù bruciata?
Detto che l’inserimento in concorso è quantomeno sindacabile, Knife + Heart non ha forza sufficiente per riesumare il cinema di cui sopra: è il suo uno stanco ammiccamento, una loffia copia conforme, in cui l’ironia è piccina, lo stile ai minimi termini (ma ancora con il negativo, ma davvero?) e Vanessa Paradis la ciliegina triste.
Qualche pugnalata va pure a segno, al coltello ci sono anche le fellatio, e qualche scena dei filmetti strappa una risatina, ma è un postpostmoderno che tanto rivendica e nulla stringe: te possino dà tante cortellate, Yawn Gonzalez.