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DRUK
Un film che elogia l’alcool, il consumo di alcool, possibile? Che alza il gomito e brinda alla vita, e pazienza se ci scappa il morto, possibile? Che dei bicchieri pieni o vuoti per metà non sa che farsene, se li scola, a (di)mostrare come colmando la nostra congenita carenza d’alcool – 0,5%, teoria invero bizzarra dello psicologo norvegese Finn Skårderud – si possa migliorare sensibilmente la nostra vita sociale e relazionale, possibile?
C’è dell’alcool in Danimarca, e il geniale a più riprese Thomas Vinterberg ha deciso di farci un ottimo film, scritto con l’abituale Tobias Lindholm, interpretato dai suoi attori feticcio, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe e, ovviamente, Mads Mikkelsen.
Tutti professori alle superiori, tutti sconfitti o pareggiati in casa dalla vita, decidono di meritarsi Un altro giro, bel titolo, e si versano la seconda possibilità: si (ri)scopriranno piacevoli, per gli studenti, piacenti, per le partner (forse), e, soprattutto, ancora compagnoni, ancora disciplinati cazzoni. Ovvero, Peter Pan sempre ci vegli, adolescenti come i propri studenti, come quelli che sono stati a loro volta: in alto i calici, e molti altri bicchieri, del doman non v’è certezza, chi vuol essere brillo sia. Del resto, avrebbe Winston Churchill piegato la Germania se fosse stato astemio?
Viene in mente il sottovalutatissimo Flight di Robert Zemeckis, anche qui l’alcool è una salvavita, la propria almeno (e non per tutti), anche qui il prosit è sbattuto in faccia al bigottismo, e all’ipocrisia, del sistema.
Vinterberg gira con l’ebbrezza e la leggerezza del caso, regala a Mikkelsen un’altra possibilità di essere grande, a noi di versarci qualcosa di buono, negli occhi e nello stomaco, e vada come vada: ambiguo, screanzato, immaturo e scorretto ma con tatto, Druk, in originale, è il film perfetto per farsi beffe di questi tempi politicamente corretti e esistenzialmente aridi. Certo, anche bere richiede un fisico: se non siete Mads, non esagerate in pubblico.