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Tutto torna
Inizia e finisce con un viaggio Tutto torna. Dal paesino alla metropoli, da questa al continente. In mezzo un itinerario di formazione dalle tante soste e scarsa originalità. Passeggero è il ventenne Massimo, a Cagliari dal nord della Sardegna, con valigia carica di attese e un pc dove tiene parole e sogni da scrittore. La meta è lontana, il cammino disseminato di dossi alti come grattacieli. Il ragazzo pazienta, dà una mano nel locale dello zio razzista, conosce una ballerina cubana che si rivelerà un trans, osserva l'orizzonte multicolore e in movimento della grande città e scopre che non è il migliore dei mondi possibili. L'esordio nella fiction di Pitzianti resta a metà strada tra dramma e commedia, coralità e intimismo. Troppo chiaroscurale (fotografia di Mauro Falomi) per divertire, poco caratterizzata per interessare davvero. Lodevole il tentativo di raccontare una crescita innestandovi una riflessione più generale sullo sguardo e le sue occlusioni, noi e gli altri. Il risultato però lascia a desiderare e ad emergere è soprattutto lo stereotipo e la tendenza al bozzettismo. Inspiegabile poi l'amalgama di riprese documentaristiche e di inserti virati in verde. Meno ambizioni, e forse tutto sarebbe tornato.