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Tutti pazzi per Rose
“L'America per gli affari, la Francia per l'amore”. E' l'ultima battuta di Populaire (ci rifiutiamo di menzionarlo con il titolo italiano), che oltre a chiudere il film ne fornisce una sintesi perfetta: l'opera prima di Régis Roinsard guarda alla sophisticated comedy della Golden Age hollywoodiana mantenendo vivo l'afflato di quella che, esplosa con The Artist di Hazanavicius, si può considerare la nuova scuola della commedia transalpina. Che ha studiato talmente bene i modelli al punto di saperne ricreare atmosfere e situazioni, caratterizzazioni e personaggi, affidandosi quasi ciecamente agli interpreti per tentare la sovrapposizione ideale di classico e “neoclassico”: dal bianco e nero del cinema muto di The Artist ai colori e le musiche fine anni '50 di Populaire, dunque, il passo è davvero molto breve (e non solo perché anche qui, nel cast, è presente Bérénice Bejo).
Il mix “Clark Gable /Douglas Fairbanks” che aveva caratterizzato allora la prova di Jean Dujardin qui lascia il passo alla rievocazione di un Cary Grant al quale cerca di ambire il talento di Romain Duris, assicuratore deciso a trasformare Rose (Déborah François), la sua timida neo segretaria nella campionessa mondiale di velocità dattilografica. Proveniente da un piccolo villaggio della Bassa Normandia, la 21enne vorrebbe allontanarsi dal destino di casalinga devota che l'attende dalle sue parti, ma allo stesso tempo non sembra dare troppo peso a quell'incredibile “dono” che Louis (Duris) ha scorto in lei dopo nemmeno qualche minuto di colloquio. Sboccerà l'amore? Forse sì, ma sarà proprio lui a dover fare i conti con le ombre di un passato (la guerra, la fine di una grande storia) che non riesce a superare.
Un film di grande scrittura, supportato oltre che dal lavoro degli attori anche da una ricostruzione degli ambienti notevole, dove è davvero difficile trovare una cosa fuori posto, anche nello sviluppo che conduce ad un finale abbastanza scontato. Peccati di perfezione che, proprio come in The Artist, finiscono per farne un film più furbo che bello: Populaire.